La prima constatazione è: quando scrivo di cose serie, sono poco credibile. Provo a pubblicare foto di cibo, allora. La seconda è che capisco che sono entrata in zona Natale, quando comincio a portare a casa reti e reti di arance biologiche. Siciliana per metà, per me il Natale comincia dai canditi. In realtà tutte le feste, per me, cominciano da cibo. Cucino spesso e volentieri, al netto del mio coinvolgimento con la nana (cioè circa un quarto d’ora al giorno), quindi se le scorzette di arance candite riesce a farle la mamma di una bambina di 1 anno e tre mesi, potete farle anche voi.
Mi spiego meglio:
bimbo da 0 a 14 mesi = frullatore impazzito
bimbo da 14 mesi in su (deambulante) = frullatore impazzito senza tappo
Le scorzette, per me, sono legate alla valigia di mio padre che spesso era in Francia per lavoro. Non ho mai capito come coabitassero pacificamente in una Samsonite rigida i formaggi più fetidi della Costa Azzurra coi fiori di zucchero e le mie amate scorzette candite al cioccolato. Fatto sta che aspettavo il ritorno di papà con l’acquolina in bocca (e la molletta al naso. Sì, mi mangiavo anche i formaggi puzzoni).
Quest’anno ho preparato le prime sotto gli occhi attentissimi di Diana che guardava questi archetti arancioni luccicanti diventare di cioccolata sotto ai suoi occhi. Al nido, mi hanno detto, acchiappa mestoli e ciotole e gira impasti immaginari come una pazza quindi, come vedete, coi bimbi niente va sprecato.
Tento la ricetta, ma sarà dura: non misuro mai niente, non faccio molte foto mentre cucino e sono una di quelle che vanno “a sentimento”, lanciando ingredienti a caso fino a quando non sono soddisfatta. Ho anche un quaderno dove appunto le ricette e è la cosa più disastrata che possiate immaginare.
Dice “Che c’entra la ricetta delle scorzette su un blog dedicato a Roma e ai bambini piccolissimi?”. No, ma voi lo sapete quando costa un etto di scorzette in pasticceria a Roma?
INGREDIENTI
– Arance RIGOROSAMENTE non trattate (salvo vogliate far fuori qualcuno a colpi di anticrittogamici. “Ohhh ti ho portato un barattolo di scorzette! Addio per sempre”)
-zucchero, a seconda del peso delle scorzette
– cioccolato fondente di buona qualità per ricoprire
tempo totale di preparazione: 3-4 ore. Mettetevi comodi (nel senso di tuta e grembiule)
PRIMA FASE
“Di come mi rompo i cocombres preparando le arance”
La parte peggiore, ce la leviamo subito. Tagliate le due calotte delle arance, il sopra dove sta il picciolo – per capirci – e in corrispondenza le terga della signora arancia. Lo scopo del gioco è togliere la buccia senza spaccarla, in modo da ricavarne delle striscioline più lunghe possibile. Quindi praticate 4 incisioni longitudinali equidistanti dalla testa alle terga in modo da aiutarvi a staccare quattro porzioni di buccia (vabbè ho capito, al più presto faccio un video). Acchiappate le quattro parti di buccia e tagliatele longitudinalmente a striscioline.
Come devono essere le arance? Sceglietene con bucce il più possibile senza imperfezioni e né troppo sottili, ma neanche tropo cicciotte: quelle troppo grosse tendono a avere parte bianca in esubero e la parte bianca è amarognola e rimane bagnaticcia anche dopo la canditura. ‘Na via de mezzo, ecco. Se vedete che le vostre scorzette hanno troppa parte bianca, sfilettatele tipo pesce e raddoppiate magicamente la rottura de cocombres. Quante? Solitamente io ne faccio 1,5-2kg. Ma solo per riscaldarmi: in capo a un inverno copro il fabbisogno di una città di medie dimensioni.
SECONDA FASE
“Pe’ fa la vita meno amara… butto le scorze nella cazzarola”
Come già detto, la parte bianca delle arance è amara… ma mica solo quella! Questo è il momento solenne: se sbagliate questo, vi ritroverete a ruminare dei cosi amari che sembrano Arbre Magique agli agrumi su cui, non si sa come, è caduta della cioccolata, mentre anelerete delle dolci scorzette che a ‘sto punto finirete col comprare a 6€ l’etto.
Prendete una pentola, abbastanza capiente da contenere acqua e scorze. Riempitela d’acqua e portatela a bollore. Quando l’acqua bolle, spegnetela e buttateci le scorze. Dopo 5 minuti, scolate le scorze, buttate l’acqua e ripetete l’operazione. Per tre volte. Non i fate i pigri che, vi ricordo, sempre di 6€ l’etto si parla. Le scorzette me le asciugate con un canovaccio pulito che altrimenti mi trattengono l’acqua e poi i canditi vengono mosci e depressi.
L’acqua profumata all’arancia potete usarla per i deumidificatori dei caloriferi. O almeno così lessi: pareva molto poetico, ma io ho alle spalle 20 anni di tabagismo, quindi, a meno che non mi spruzzi il profumo nelle narici o non è odore di cibo, non sento un ciufolo.
FASE TRE
“Di come mi sono massacrata di film di tre ore, mentre candivo – si dice così? – le arance”
Vi piacciono i cooking show? Masterchef? Top Chef? Bake off? Cucine da incubo? Fornelli angoscianti? Ricette putride? Scordatevelo! Io ‘sta cosa di cucinare con gente che corre con gli ingredienti in braccio, pezzi di insalata iceberg che volano ovunque, concorrenti che si cancellano le impronte digitali a mezzo ustione e lama pur di finire in tempo me fanno veni’ voglia di farmi un bagno nello Xanax. Bradipo Chef! Ecco, questo è il giusto tempo delle arance candite!
Quelli precisi e perbene vi direbbero di pesare le arance ricavate. Io non ho mai avuto una bilancia da cucina e di questo, immagino, mi dovrei vergognare. (Veramente sono vent’anni che cucino con un tritatutto da 30 euro. Bimby non mi fai paura!) Comunque alcuni dicono che il rapporto è 1:1:1: ossia tanto pesano le arance, e tanto di acqua e tanto di zucchero dovete usare per fare lo sciroppo. Secondo me si può anche mettere un poco di zucchero in più tipo, che so, mezzo litro di acqua (andrà bene per le scorze che avete fatto, non vi ci vedo a pelare 4 kg di arance, soldati! Siete pigri!) e 600gr di zucchero.
Mettete acqua e zucchero sul fuoco e girate con una frusta fino a quando anche l’ultimo granello di zucchero non si sarà sciolto, altrimenti invece di fare i canditi farete le arance caramellate (parlo per esperienza). Quando avrete creato un bello sciroppo liscio, non è necessario portarlo a ebollizione: basta che sia ben caldo e ci potete tuffare dentro le scorzette e, mi raccomando, abbassate la fiamma più che potete. Date una giratina ogni tanto.
Questa lenta agonia durerà circa 2,5-3 ore. Tirate su le scorzette con la schiumarola (la mia, se non vede gnocchi nella pentola, fa un poco di resistenza), scolatele quanto potete e mettete le scorzette sui vassoi. Poi vi darete all’appiccicoso compito di separarle una per una. Sulle prime vi sembrerà di aver perso tempo e aver fatto una schifezza molliccia, ma più le lascerete riposare e più somiglieranno a ciò che fin dall’inizio avrete sperato. Se avete fatto bene le vostre cosucce, il liquido non si sarà ritirato tutto (spegnete prima che succeda), altrimenti l’esaltante risultato sarà arance caramellate fumè, tempo perso, pentola buttata. Invece, siccome io spiego benissimo le ricette, troverete le vostre scorzette ancora lì a penzolare come cadaverucci galleggianti a peso morto.
Preparate dei vassoi/piatti/ripiani/libribruttitipo50sfumaturedequestoequello coprendoli con della carta forno.
Io, comunque, Nolan mentre faccio le scorzette non lo vedo più che poi guardo nella pentola e le scorzette me diventano una specie de Escher. E ho gli incubi.
FASE QUATTRO
“Col cioccolato, la morte sua”
Qui le persone perbene sciolgono il cioccolato fondente a bagnomaria o con altri raffinati procedimenti, con l’ausilio anche di un pizzico di burro (cosa che a volte faccio pure io). Io, che so’ una bestia, prendo il cioccolato, lo spezzetto molto grossolanamente (dopo tutto ‘sto lavoro sopra, no dico: me sarò anche un po’ rotta, no?) e lo sciolgo dentro un pentolino a fiamma bassa. Sì, dentro al pentolino, Sì, direttamente sulla fiamma. E ora, scomunicatemi!
Prendete le scorzette in pizzo in pizzo, come la povera scarpa in salamoia di Chi ha incastrato Roger Rabbit (questa la capiamo in tre), e immergetele per 3/4 (di più se ve piace favve male col cioccolato a 102 gradi) nel cioccolato fuso. Poi mettetele di nuovo su un vassoio o un libro brutto foderato di carta forno.
Io preferisco conservarle in frigo.
Se vengo a sapere che con la mia ricetta qualcuno di voi le ha glassate col cioccolato bianco, vi vengo a cercare casa per casa e Dio sa cosa vi faccio!