Avevo un posto fisso, un mutuo, non credevo che potesse diventare il mio lavoro. Lo facevo occasionalmente durante le feste per bambini…
Così nasce la nostra intervista ad Andrea Fratellini, vincitore di Italian Gots Talent nel 2020. Pugliese di origine, muove i suoi primi passi in Sardegna nell’ospedale pediatrico di Olbia. Diventa prima assistente di volo, poi il destino ci mise lo zampino.
Andrea Fratellini e Zio Tore hanno incantato il pubblico, e anche me, con il loro duo comico canoro. Il realismo di Zio Tore è tale che a un certo punto ti sembra di vedere due persone.
Da questa intervista si riesce a percepire cosa veramente lo ha portato a intraprendere questa nuova avventura, senza dimenticare mai perché è cominciata.
Raccontaci qualcosa su di te…
E’ nata in pediatria circa 13 anni fa, facevo il volontario Mago Comico.
Avevo circa 7/8 anni e venni ricoverato per una presunta appendicite. In ospedale c’era un infermiere che, mentre mi cambiava la flebo, faceva dei piccoli giochi di magia. Rimanevo sempre affascinato, mi aveva fatto passare la paura dell’ospedale! Volevo fare quello che faceva lui!
Verso i 14/15 anni cercai di nuovo quell’infermiere, lo imploravo di insegnarmi ma lui non mi credeva. Un giorno portai mio padre per convincerlo. E così si decise!
Un giorno mi portò con se in pediatria come Assistente Mago durante lo spettacolo di Natale.
In ospedale ci tornavo circa ogni 15 giorni, e andavo direttamente in pediatria per divertire i bambini che vi erano ricoverati.
La mia passione cresceva giorno dopo giorno, continuai comunque il mio percorso di studio facendo lingue e diventando poi Assistente di Volo, facevo le magie anche sugli aerei sia ai bimbi ma anche agli adulti che avevano paura di volare!
Non ho mai smesso di andare in pediatria nel tempo libero, per trasmettere quello che avevo provato io con il mio infermiere ai bambini ricoverati.
Emozioni che ti rimangono attaccate al cuore.
Come è nata la tua passione per la ventriloquia?
Un giorno durante un doppio scalo tra cagliare, Milano e Olbia, le infermiere di pediatria mi chiamarono dicendomi che avevano 22 bambini ricoverati chiedendomi se potevo passare.
Non ti nego che ero molto stanco, e che stavo per non andare.
Ma quel giorno mi cambio la vita.
Nella prima stanza incontrai una bambina, al suo ultimo giorno di ricovero, con la quale cercai subito di instaurare una connessione. Ma non rispondeva, pensai fosse timida. Ma la mamma, una volta rientrata dopo aver parlato con i medici, mi spiegò che era affetta da autismo e che una volta mentre cucinava i biscotti la figlia cominciò a parlarle attraverso il guanto da forno. Lei le aveva attaccato degli occhi finti e delle braccia.
Me lo diede!
A quel punto cercai di dare voce a questo “pupazzo”, mettendolo davanti alla bocca, oppure nascondendomi e usandolo come marionetta. La bambina si divertì molto, ma anche tutto il reparto perché anche gli altri bambini iniziarono ad affacciarsi per vedere il signore con il pupazzo!
Da qui è nato Zio Tore?
Esatto! Il suo nome all’inizio era Docs Tore, un dottore smemorino che capiva fischi per fiaschi, al posto della varicella lui curava la Navicella Spaziale!
Comprai tanti pupazzi a cui davo voce durante gli spettacoli, ma non ancora come ventriloquo più come doppiatore. Ma i bambini sono “onesti” e mi dicevano:
”AH AH si vede che sei tu che parli”
Ferito nell’orgoglio, iniziai a studiare reperendo e comprando dall’America i libri, perchè in Italia non esistevano. Mi unii anche a dei club di ventriloquismo in America, approfittando delle scontistiche per i biglietti aerei della mia compagnia. Ho partecipato all’ heaVen, un evento con più di 3000 ventriloqui da tutto il mondo. E mi innamorai.
Creai il piccolo DocsTore, da qui zio Tore, grande come un avambraccio con un piccolo stetoscopio e il suo mini-camice.
Raccontaci dei tuoi esordi
Il fallimento della mia compagnia aerea, che mi mise in cassa integrazione, fu per me un’occasione per andare a Milano nei laboratori comici di Zelig e Colorado. Ogni settimana dovevi scrivere e presentare uno spettacolo nuovo a un pubblico avvezzo e selezionato per ridere veramente e solamente alle battute che facevano ridere. Grazie a questa gavetta ho iniziato in qualche anno a creare i miei spettacoli.
Anche Zio Tore è cresciuto…fisicamente, prendendo le sembianze di un fumetto che avevo disegnato.
Sono grato a quella bambina che, inconsciamente, mi ha aperto le porte verso un nuovo mondo lavorativo che mi appassiona. Ancora oggi frequento le online di Autismo dove mi esibisco per tutti i bambini.
“Quello che dai poi lo ricevi”
Se Andrea adulto incontrasse Andrea bambino cosa gli direbbe?
Gli direi di non perdere tempo, fai sempre quello che ti piace. Appassionarsi e cercare sempre quello che ti fa battere il cuore.
E se Zio Tore “adulto” incontrasse DocsTore cosa gli direbbe?
Sorridere Sempre!
Noi vi aspettiamo allo spettacolo “Spupazziamoci” che si terrà presso il teatro di Cinecittà World il 28 maggio. Noi ve ne abbiamo parlato anche qui!