In un mondo in cui i bambini spesso sono immersi in un turbinio di attività, in cui le giornate sembrano più fitte di quelle di un professionista, sorge la necessità di trovare un equilibrio tra stimoli costruttivi e il dolce dono dell’infanzia: gioia, gioco libero e persino il prezioso tempo della noia. Ma poi mi sono resa conto che nella classe di Lucrezia, 5 anni, ci sono molti bambini bilingue. Una delle sue amichette del cuore è italospagnola, mentre l’altra si è trasferita ad Abu Dhabi. Così ho iniziato a cercare un modo il più naturale possibile per far apprendere l’inglese a Lucrezia.
Le lingue straniere sono fondamentali, ma se affrontate nel modo sbagliato, potrebbero spaventare.
Adesso mi ritrovo a quasi 50 anni che la miglior frase che so dire è:
The Pen is on the Table.
Ma perché l’inglese può sembrare una sfida per i piccoli italiani? La radice non risiede solo nella diversità delle famiglie linguistiche, ma principalmente nei metodi di insegnamento. Troppo spesso, l’attenzione è posta sulla grammatica e la scrittura, allontanandosi dal sistema naturale di apprendimento: l’ascolto e la conversazione.
Nel mio quartiere ha da poco aperto la scuola Kids&Us, in Via Asmara 60-62, e non mi sono fatta scappare l’opportunità di iscrivere Lucrezia.
“Kids & Us” è un faro di luce in questo panorama educativo.
Il suo metodo si basa sul processo naturale di acquisizione del linguaggio materno, e non è un caso che la prima classe accoglia bambini che hanno già compiuto il loro primo anno di vita. Questo processo naturale può fiorire entro i sette anni, il limite per accogliere i piccoli allievi, a meno che non abbiano già avuto esperienze linguistiche in precedenza.
L’obiettivo è chiaro fin dal primo giorno: promuovere un apprendimento naturale dell’inglese per permettere ai piccoli di sfruttare le risorse innate.
Il metodo è un’esperienza interattiva e stimolante. I giochi, le canzoni e le attività calibrate per ogni età consolidano e ampliano i confini della comunicazione.
Qui, nulla è casuale, ogni elemento ha una sua funzione, una sua importanza.
Il viaggio nell’inglese non richiede un punto di partenza specifico. Non esiste un requisito di conoscenza minima dell’inglese, proprio come non c’è per l’acquisizione della lingua materna. Non si direbbe mai a un bambino di due anni di parlare evitando verbi o aggettivi, e questo approccio è altrettanto dannoso per lo sviluppo comunicativo.
Le lezioni seguono il ritmo dei bambini, con una frequenza che cresce in base all’età e alla capacità di concentrazione. Dalle tracce audio ascoltate a casa, nasce una chiave preziosa: l’esposizione continua alla lingua. Attraverso dieci minuti al giorno, i bambini registrano un ricco bagaglio di parole e strutture sintattiche che diventano parte di loro, facilitando così la comprensione e la riproduzione.
Ma e se i piccoli tralasciano l’ascolto delle tracce audio?
Il metodo, come una pianta delicata, perde efficacia. Le lezioni sono state studiate per essere un’esperienza che amplifica ciò che è stato appreso a casa, e un bambino che non segue questa pratica può riscontrare maggiori difficoltà.
E che dire dei genitori? Non serve essere esperti di inglese, basta condividere l’esperienza e fare in modo che le tracce audio facciano parte del rituale quotidiano.
La differenza tra il metodo “Kids & Us” e quello scolastico è notevole.
Qui, gli alunni si immergono completamente nella lingua, contestualizzando le parole e le strutture grammaticali. L’interazione in piccoli gruppi consente un lavoro mirato sull’espressione orale, rendendo l’apprendimento un’avventura coinvolgente e profonda.
In un mondo in cui i bambini sono sovraccaricati di stimoli, “Kids & Us” offre un rifugio di apprendimento naturale, un luogo in cui le lingue si trasformano in un canto armonioso, senza forzature, seguendo il dolce passo dei bambini. Con gratitudine, accogliamo questa meravigliosa opportunità che arricchirà le vite dei nostri piccoli con il dono prezioso dell’inglese.
