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Voglio smettere di allattare: come ho smesso di allattare dopo 2 anni

Questa settimana ho smesso di allattare mia figlia Diana dopo 22 mesi e mezzo di questa cosa bellissima che è stata nutrire la mia bambina, nonostante il difficile avviamento. Vi racconto la mia esperienza e come smettere di allattare dopo un lungo periodo senza (troppi) traumi

Da quando sono rimasta incinta sono due le cose che mi hanno colpita particolarmente: la capacità di mia figlia di aiutarmi ad affrontare delle prove e il totale stravolgimento della mia percezione del tempo.

A 14 settimane il collo del mio utero aveva già cominciato ad accorciarsi e se non se ne fosse accorto il Dottor Piredda, il ginecologo che ha salvato mia figlia, probabilmente non starei qui a scrivere Roma03 ma a piangere la mia bimba nata troppo presto.

Sono entrata in sala operatoria a 15+5 per fare un cerchiaggio. Ho affrontato tutto con fiducia perché, a 15+1, quel minuscolo essere che era Diana era riuscita a farmi sentire il suo primo, piccolo calcio. E mi è suonato come un Mamma, stai tranquilla: non vado da nessuna parte.

Così è cambiato il tempo, che ho misurato in settimane di gestazione che si traducevano in percentuali di sopravvivenza in caso di parto prematuro. E poi in mesi e nell’avere una bambina che prima aveva la bocca troppo piccola per riuscire ad attaccarsi alla tetta e poi una bambina che dopo tre mesi di tiralatte faceva delle gran poppate da sola. E poi una bimba che stava seduta, una bimba che mangiava le pappe, una bimba che stava in piedi da sola, una bimba che diceva mamma.

E tutte queste bimbe hanno spedito nell’album dei ricordi la bambina precedente. Un tempo breve, eppure pieno e lunghissimo e che non tornerà.

Come quello della bimba che si attaccava alla sisina, come dice lei, della mamma e che ora si avvicina solo e fa finta di mangiare come quando gioca con la cucina di legno. Mi guarda e ride, indica la tetta e dice sisina!, come un mamma è stato bellissimo, ora andiamo avanti. E io mi commuovo come se la mia bimba fosse partita per fare 4 anni a Yale e invece è sempre lì, ha solo mandato sorridendo la nostra sisina nell’album dei ricordi. E io piango come una vecchia mamma coi figli grandi e lontani.

Poi mi ricordo di quella notte in cui un urlo ha squarciato il buio. Ero io che, a furia di far ciucciare Diana a tutte le ore con relativa deformazione della tetta, nel chiudere il computer dopo aver scritto un post per il blog, nel silenzio della casa dormiente, mi sono schiacciata un capezzolo in mezzo al notebook. 

Allora, mi dico, me sa che ho fatto bene.

Diana post poppata

Diana dopo una delle prime poppate senza aggiunta di latte tirato. L’abbiocco pieno!

La prima cosa a cui penserete è “perché smettere di allattare?”.

Mentre vi scrivo sono al sesto ciclo di antibiotici della collezione autunno – inverno – primavera – estate 2017/2018. Abbiamo passato un inverno a stare male a settimane alterne, Diana ed io. Credo che il mio sistema immunitario sia alle Baleari a prendere il sole e io qui a tossire a luglio. In più, negli ultimi due anni, mia madre è stata sul punto di stramazzare per ben due volte e Diana è stata allattata nelle sale d’attesa degli ospedali di mezza città.

Aggiungo che la notte si dormiva poco e male. Aggiungo che ho compiuto 40 anni tre giorni fa. Aggiungo che papà Tullio, quasi 46 anni, stava per arruolarsi nella Legione Straniera pur di scappare di casa. Aggiungo che Benni un giorno, guardando Diana cercare la tetta e nonostante sia una convinta sostenitrice dell’allattamento prolungato, ha esclamato Ammazza, tua figlia è… aggressive! Praticamente venivo malmenata da mia figlia che a volte arrivava a chiedere la tetta ogni 20 minuti.

Lo stress mi stava uccidendo, in sintesi. E stava superando i sensi di colpa e il dispiacere che facevano capolino ogni volta che pensavo all’idea di smettere.

Ho capito quindi che era arrivato il momento di provare a smettere di allattare

Memore degli ottimi consigli della psicologa Tiziana – che potete trovare qui – ho capito che il primo passo era quel click che doveva scattare.

Una sera papà Tullio ha deciso di provare a addormentare lui Diana senza il rito della tetta. Prima è stata una cosa pucci pucci, poi credo se le siano date di santa ragione. Non lo so perché non ho voluto assistere, ma Tullio è uno che se si incacchia diventa un po’ duretto e mia figlia è una che se si incacchia ti tira una scarpa mentre stai guidando. Poi dici i cromosomi.

Lo stress mi ha portato a capire che era il momento di provare a smettere, ma senza l’aiuto di qualcuno credetemi non ce l’avrei mai fatta. In più dovevo cominciare un nuovo ciclo di antibiotico.

Come fare per smettere di allattare

L’aiuto del papà, di una nonna o di un’amica è fondamentale per smettere di allattare

Eravamo quindi alla prima notte senza allattamento. Diana si è fatta 5 ore di sonno filate. Il mattino seguente l’ho trascinata dormiente al nido (ma questo accade sempre). Quando poi alle 15.00 sono andata a prenderla ho fatto quei 5 minuti a piedi ripetendomi no sisina, no sisina, no sisina come un mantra del quale, a dire il vero, ero proprio poco convinta.

Appena Diana mi ha vista ha provato a tirarmi la maglietta, ma al primo no si è fermata e – cosa mai successa – ha accettato tranquillamente l’acqua che le ho proposto.

E lì mi sono convinta che anche per lei era arrivato il momento di chiudere questi due anni meravigliosi.

Il bambino vi farà capire se è pronto a rinunciare alla tetta

Alcuni in realtà la rifiutano proprio ad un certo punto. Mio fratello lo fece a 10 mesi.

Il vostro bambino cambierà probabilmente atteggiamento verso alcune cose, gradualmente o anche sorprendentemente in modo repentino: ad esempio l’educatrice del nido mi ha detto che sin dal primo giorno senza tetta, Diana si è addormentata serenamente da sola senza bisogno di essere cullata.

Questo mi ha dato ancora più forza nel proseguire per la mia – seppur dolorosa per me, ma giusta per entrambe – strada.

Ho smesso di allattare la mia bambina in una settimana

Quindi è arrivata la seconda notte. Un pochino di battaglia c’è stata, a dire il vero. Ma alla fine Diana si è addormentata con papà sul divano del salotto, e questa volta senza lotta greco-romana. Si è svegliata una volta durante la notte e, lo ammetto, una mezza ciucciatina l’ha data…

Come mando via il latte se decido di smettere di allattare

…la ciucciatina colpevole e di nascosto si è ripetuta anche il giorno seguente (se Tullio legge questo post sono finita) perché avevo, diciamolo, le tette di Venus Alfa, la moglie di Mazzinga: cioè non a razzo, ma dure come l’acciaio, il che per tessuti umani si traduce in dolore atroce.

Per liberare il seno dal latte e non stimolarne ulteriormente la produzione ho optato per la spremitura manuale e non per il tiralatte che, simulando la suzione, ho pensato potesse continuare a tenere costante la produzione di latte che non era nemmeno poco.

Questa spremitura manuale, unita a due ciucciate notturne clandestine – una per tetta – hanno permesso una diminuzione graduale della produzione di latte che piano piano finirà senza, per mia fortuna, ricorrere a medicinali per mandarlo via o incappare in mastiti o febbri (al 6° ciclo di antibiotici, possiamo tranquillamente dire che ho già dato).

In caso di problemi, o abbiate paura che chiudere l’allattamento possa crearvene, rivolgetevi a uno specialista o a una consulente dell’allattamento (ad esempio sul sito https://www.lllitalia.org/)

Come aiutare il bambino quando smetti di allattare

Quanto a Diana, come vi ho già detto, è stata come al solito lei, molto più saggia, ad aiutare la sua mamma sentimentale che sta vivendo la cosa come se mia figlia si stesse trasferendo all’estero.

Certamente, come già consigliato dalla Psicologa Tiziana Capocaccia, aiuterà avere sempre con sé qualcosa da bere o da mangiare che gli piaccia particolarmente oppure sostituire il momento dell’allattamento con un nuovo modo di coccolarsi o un gioco nuovo.

Ora, quando vado a prendere Diana al nido, mi presento con un biscotto sempre diverso e con delle puree di frutta particolari (l’ultima è stata carota, zucca e albicocca). Ho anche azzardato dei vintagissimi biscottini Ritz che ora sono i suoi preferiti (lo so, sono orribile).

Abbiamo trascorso tre pomeriggi in giro a passeggio per non pensare troppo alla tetta mancante e ci siamo comprate anche un bel kit di pasta modellabile omologata dai 2 anni in su acquistata da Mamalì (ci siamo, ripeto, ci siamo) con il quale ci divertiamo a preparare cene di plastilina per papà. E poi abbiamo comperato una Torre Montessori usata da Seconda Manina a Monteverde e quando arriva il momento della cena cuciniamo insieme.

Le nostre creazioni di pongo e i nostri nuovi riti

Le nostre creazioni di pongo e i nostri nuovi riti

Addormentare il bambino senza tetta quando smetti di allattare

Quanto alle coccole, Diana  quando arriva il momento di dormire – minimo 22.30, ma cercheremo di aiutarla a prendere dei ritmi che ci permettano di fare colazione tutti insieme la mattina e non di trascinarla tipo pacco al nido – indica sisina e dice mano! Mette la testa su una tetta e una manina sull’altra. Fa un gran sorriso soddisfatto nell’affondare la sua guancia nella mia tetta oramai moscia, ma assai più felice di quando era una quarta senza bisogno di sostegni. E, più velocemente di quanto non abbia mai fatto, si addormenta.

E mentre la sposto nel suo lettino – sabato notte, urca!, si è fatta 10 ore di fila e per i miei quarant’anni il regalo più bello è stata una notte intera di sonno continuato – mi sembra già di vedere tutti i nostri futuri distacchi e ricordi, le cose che faremo se saremo fortunate e il giorno in cui, come da sempre ho sperato, partirà senza paura (dell’aereo, come sua madre) da donna indipendente e sicura per fare ciò che più desidera.

E io piangerò come una matta, almeno quanto ho sospirato in questi giorni, perché tutta la mia modernità e desiderio di indipendenza e il mio essere una fricchettona impenitente si sono infrante contro una manina che ora non ha più bisogno di sisina.

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