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Come vincere le paure delle neomamme: i consigli della psicologa

La psicologa Tiziana Capocaccia ci aiuta a destreggiarci tra le mille paure che ogni neomamma si trova ad affrontare: ho paura che mio figlio possa non nascere sano, ho paura di non essere una brava mamma, ho paura di non riuscire ad allattare, ho paura della SIDS o che mi venga la depressione post parto.

DOTTORESSA TIZIANA CAPOCACCIA
https://tizianacapocaccia.it/

Dopo una gravidanza splatter con tanto di intervento di cerchiaggio al quarto mese e dopo una prima gravidanza andata male, devo dire che quando è nata Diana ho lasciato poco spazio alle paure: ne avevo già consumate parecchie durante la gestazione, con tanto di attacchi di panico con triplo avvitamento carpiato.

E invece… La mia prima paura è stata quella della famigerata SIDS (per la quale ho comprato uno speciale baby monitor, poi mai utilizzato in realtà). Poi è arrivata quella che potesse ingurgitare qualcosa che la facesse soffocare. Infine, rumore di fondo, la paura costante del “In quali fantastici modi questa bambina finirà dallo psicologo da adulta perché SUA madre… bla bla bla…”? (vabbe’ poi, come dice mia madre, io sono convinta di avere colpa di qualsiasi cosa accada nel raggio di 50-100km).

Così ho pensato di riassumere qui alcune delle principali paure delle neomamme e di provare a vedere con la psicologa Tiziana Capocaccia come gestirle per non guastarsi uno dei periodi più belli – e già faticosi senza aggiungerci ogni tipo di paturnia – della propria vita…

La prima paura che il proprio figlio possa non essere sano

Questa paura è più che naturale, soprattutto in un mondo in cui ormai siamo consapevoli di tutte le possibilit difficoltà cui potremmo andare incontro, e anche “bombardati” da tante notizie su casi specifici.

Come per ogni timore vale la regola che la sua importanza clinica dipende da quanto questa specifica paura ci impedisca un buon funzionamento quotidiano.

Vale a dire che se abbiamo questo timore, sappiamo di averlo, a volte ci pensiamo, ma siamo in grado di rasserenare la nostra mente e vivere la nostra quotidianità riuscendo a portare avanti quello che è necessario nelle nostre giornate, allora è un timore presente, magari anche una sana consapevolezza di ciò che accade attorno a noi, ma non ci impedisce di vivere serenamente.

Quando invece un timore diventa una preoccupazione costante, non riusciamo a dormire, ci impedisce di compiere tutto quel che ci è necessario durante le nostre giornate, allora una consulenza e un sostegno psicologico possono aiutare.

La paura di non essere in grado di fare la madre…

Questa paura può essere influenzata da molte variabili:

  • L’idea di mamma che ci arriva da chi ci circonda, anche virtualmente.
  • Il rapporto con la propria mamma.
  • Il personale livello di autostima.

Si può fare un buon lavoro su ciascuno di questi aspetti. Sicuramente si tratta di percorsi non brevi e intensi.

Teniamo in ogni caso presente che quando diventiamo mamme sempre viene “rimaneggiato” il rapporto con la propria mamma, ed è bene che lo sia. Assumiamo un nuovo grande ruolo, per contenerlo necessariamente dobbiamo fargli uno spazio interiore, questo significa dover crescere. Assumiamo nuove consapevolezze.

Un piccolo aiuto all’autostima e al pensiero positivo può arrivare dal tenere un piccolo diario di gratitudine o di eventi positivi della giornata. Anche i più piccoli. Si cambia a poco, a poco il punto di vista. Si lavora per spostare l’attenzione sul positivo. A volte si scopre di non essere proprio abituate a vedere il positivo, ponendo automaticamente l’accento solo su quel che non va. Scardinare questo automatismo aiuta a vivere più positivamente.

La paura di non riuscire ad allattare

L’allattamento è un qualcosa di molto naturale, ma anche un comportamento che va appreso.

A volte ci si sente inadeguate perché non parte tutto in maniera semplice e “naturale”. Tuttavia, si tralascia che è un qualcosa che non abbiamo mai fatto prima, che abbiamo bisogno di capire come fare e provare. Una consulente per l’allattamento può aiutare molto.

La paura che il bambino soffochi mentre mangia o recuperando qualche piccolo oggetto in giro per la casa

Questo timore possiamo tenerlo a bada facendo un corso di primo soccorso: sapere cosa fare in caso ci fosse bisogno può rassicurare, inoltre viene spiegato anche che gli oggetti che passano attraverso un tubo della carta igienica sono pericolosi perché potenzialmente possono essere ingoiati (quindi abbiamo un dato oggettivo su cosa sia effettivamente pericoloso). In più, la casa va messa in sicurezza.

Riguardo al cibo capiremo a poco a poco quali consistenze il nostro bambino ama di più e quali possono disturbarlo, trovando un buon compromesso tra l’assecondare la sua curiosità per nuovi cibi e il nostro volerci sentire “sicure” sui cibi che riteniamo più adatti al momento di sviluppo.

La paura della SIDS, la morte in culla

Informarsi sulle buone prassi riguardo alla SIDS è utile, sia attraverso organi attendibili di informazione (qui una importantissima scheda del Ministero della Salute –> http://bit.ly/2IuAcGC) sia con il pediatra.

Inoltre, anche in questo caso come accennavo in precedenza, valutiamo quanto questo timore ci impedisce una serena esistenza quotidiana. È normale contemplare questa preoccupazione e agire le dovute precauzione, pensarci a volte un po’ di più, controllare se respira se ci svegliamo la notte. Tuttavia se questa paura diventa troppo grande, sentiamo che ci fa proprio stare male, va al di là del razionale, allora può essere di aiuto una consulenza.

La paura di perdere il controllo, soffrire di depressione e nuocere addirittura al proprio piccolo

Lo sbalzo degli ormoni, la “perdita” della pancia, segnano spesso una situazione di babyblues nel post parto. In genere questa si risolve spontaneamente nel giro di un paio di settimane. La mamma prova a volte bisogno di piangere, la sua emotività è un po’ instabile. Quando il babyblues continua nel tempo, per oltre due settimane, e si aggrava nella sintomatologia, o dopo un primo immediato periodo di relativo benessere dopo il parto, si ha una graduale insorgenza depressiva, si ha quella che viene chiamata DPP depressione post parto. In questi casi rivolgersi a un professionista è necessario ed è fondamentale che la mamma non si senta sminuita o in colpa nel chiedere aiuto! Non è un problema che dipende dalla propria volontà o di cui si ha colpa.

La paura di non riuscire a fare tutto, alimentata purtroppo dall’incapacità di delegare e dalle tante critiche e consigli

Siamo attorniate da tante persone ognuna con la propria testa, i propri pensieri.

Quando una donna diventa mamma tutti pensano di doverle dare consigli e opinioni. È importante capire quali ascoltare e a quali fare una bella pernacchia. Avremo sicuramente bisogno di una “rete” di sostegno attorno a noi quando diventiamo mamme. Questa rete deve essere un sostegno però non una gabbia.

Per esempio chi ci vuole aiutare e dedicare il suo tempo è meglio che ci chieda in cosa desideriamo essere aiutate piuttosto che “imporci” una certa cosa. Tipo “ti tengo il bambino mentre pulisci la casa” quando magari preferiamo che ci puliscano la casa mentre stiamo col nostro piccolo o abbiamo bisogno che qualcuno stia un po’ col piccolo per avere del tempo per noi.

Inoltre è sempre bene ricordare che l’opinione degli altri ha la forza che noi gli diamo, un potere che possiamo decidere di ritirare.

Il proprio piccolo sembra essere più tranquillo con altre persone che non con la mamma: la paura di non essere in grado di gestire il proprio figlio

Questo può accadere. Accade e continua ad accadere anche con bambini più grandicelli.

Teniamo presenti vari aspetti: con la mamma c’è una sintonia particolare, le emozioni della mamma influenzano di più il bambino, ma è vero anche che i bambini “si lasciano andare di più” tra le braccia della mamma.

Trovo che sia bello e importante parlare ai bambini da subito. Da appena nati. Parliamogli sempre molto. Di ciò che stiamo per fare con loro, di mentre lo facciamo, di come ci sentiamo. Aiuta noi ad instaurare un dialogo con loro, a elaborare meglio le nostre emozioni. Aiuta loro a ricevere le emozioni della mamma attraverso le sue parole che a poco, a poco oltre che un tono emotivo, entro un anno saranno anche veicolo si significati.

Paura di non dargli tutto quello di cui ha bisogno a livello di stimoli

Ci vuole equilibrio.

Parlare al bambino lo aiuta a parlare.

Lasciargli toccare e maneggiare gli oggetti, quelli sicuri per lui, lo aiuta a imparare a maneggiarli.

Seguite la sua curiosità, lasciandogli il tempo di sperimentare. I primi tre anni sono molto importanti. Sono anni di sviluppo “senso-motorio” in cui il bambino apprende attraverso i sensi  e i movimenti e li sviluppa.

Al bando tablet e telefonini, ci vogliono la realtà e le relazioni con le persone. Relazioni reali, oggetti, passeggiate, giocare al parco. Leggere fiabe ai bambini, sfogliare libri insieme è un’attività semplice ma sempre molto valida.

Paura del cambiamento dei ritmi di vita

Diventare mamme è una grande trasformazione. Fisica ma soprattutto psicologica. Un essere umano è cresciuto dentro di noi, e gli abbiamo fatto spazio nel nostro corpo, spostando letteralmente i nostri organi. Una volta nato, dobbiamo fargli spazio anche nelle nostre vite, spostando qualcosa, magari nel tempo: alcune attività nell’immediato non potremmo farle più, ma magari potremmo tornare a farle in futuro.

Oppure quando quel futuro arriverà non ci interesseranno più. Trovare il nuovo equilibro non sarà semplice. Ci vorrà del tempo e nessuno ha una bacchetta magica.

Neo mamme datevi tempo. Tempo per voi e il vostro bambino. Le giornate sono faticose, le notti ancora di più. Tuttavia, questo bisogno pressante (e pesante) del bambino durerà solo alcuni anni. Addirittura alcune cure non saranno richieste che un anno o due. Due anni sono pochissimo nell’economia di una vita.

Allora godiamoceli anche, so che è una grande fatica, ve lo dice una la cui bambina ha iniziato a dormire una notte filata a tre anni di età, ma davvero quei momenti non tornano più.

LA COPPIA E I NUOVI RITMI

Ed ecco anche la paura che la coppia scoppi… Cambiano i ritmi, cambiano le priorità, cambia anche il corpo della mamma a volte e a risentirne potrebbero essere l’intimità, l’amore e l’unità di una coppia.

La coppia ha bisogno di tempo per “rimodellarsi”. Non si è più soltanto coppia. Si diventa genitori. Parte delle proprie esistenze sarà dedicata a una nuova creatura di cui improvvisamente ci si scopre innamorati.

È necessaria una buona maturità per accettare questo passaggio. Un tempo di elaborazione sarà necessario. Sarà molto importante parlare molto, di come si sta, di quel che si prova.

Magari, se orari di sonno e veglia si diversificano troppo, può capitare, può essere carino scriversi lettere. Qualcuno ha provato e lo ha trovato bello!

 

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