Giochi da maschio, giochi da femmina. Se ne parla sui forum di mamme, sui siti dedicati ai bambini, sulle riviste di psicologia. Il bambino che vuole bambola e passeggino, ancor di più della bambina che vuole il trattore, sono oggetto, a volte, di studio, interrogativi e curiosita. E noi ci chiediamo… ma chi l’ha detto?
Quando si parla di giochi per bambini, quando si parla di regali da fare ai più piccoli, e quindi soprattutto sotto Natale, ecco che arriva quel bel pensiero – direi un po’ attempato – che in molti leggono, si fanno una risata, forse si pongono un paio di interrogativi, ma tutto resta spesso più o meno uguale.
Alle femmine regali da femmina, ai maschi regali da maschi… O no?
Il post in questione pone l’attenzione sull’educare i bambini a giocare a qualsiasi cosa. Ovviamente noi siamo dell’idea che non esistano giochi da maschio o da femmina, che a lavare i piatti debbano essere coloro che li sporcano e non la femmina (mamma/moglie/donna) di casa.
Qualcuno di voi, forse, trasecolerà nel leggere questa affermazione: non perché sia strana ma perché gli sembrerà superfluo nel 2020 doverlo ancora affermare. Eppure è così.
Trovo che sia un messaggio importante, anzi importantissimo, ma che il solo doverlo denunciare ci renda in qualche modo colpevoli. Colpevoli di pregiudizio. Colpevoli di aver a volte accettato anni e anni di divisioni, di lavori per donne e per uomini.
Intendiamoci: anche negli anni ’70 o ’80 tante bambine amavano giocare con i robot giapponesi o con le macchinine o con le bici da cross. Ma veniva assegnato loro lo status di maschiaccio, talvolta con tono accusatorio, talaltre soddisfatto perché, in fondo, essere un maschiaccio per alcuni ti poneva nel mondo di “quelli forti”, senza fronzoli. Ancora un pregiudizio: essere maschiacci –> uguale essere forti.
Non banalizziamo: non sono solo giocattoli e loro non sono solo bambini. La loro fantasia di oggi, la loro immedesimazione nelle attività, il loro gioco dei ruoli pone le basi agli adulti che saranno domani. Il vero problema spesso nasce dal minimizzare il problema. Assegnarsi una responsabilità comune è un segno di grande intelligenza.
Quindi sì, iniziamo a non attribuire colori da maschio o da femmina, iniziamo a far giocare i nostri ometti a papà e figlio, regaliamo loro una bambola da accudire e da cullare, portiamo le femminucce a costruire astronavi e a giocare a fare camminate senza gravità.
Organizziamo sfide di automobiline sulla pista con tutta la famiglia, compresa la nonna (le vecchie generazioni, a volte, sono quelle più attaccate – anche in modo inconsapevole – a vecchi modelli culturali).
Insegniamo ai bambini a giocare insieme: un maschio può portare un bambolotto col passeggino e una femmina può costruire un robot.
Alcune caratteristiche appartengono al DNA, altre al genere, altre ancora all’educazione. E tutte quante fanno la persona, quell’essere unico a cui solamente possiamo attribuire gusti, atteggiamenti senza etichetta se non quella, bella e originale, della propria personalità.
Sta a noi dare la chiave di lettura per ogni cosa.
A mio figlio Flavio, due anni e mezzo, piacciono i dinosauri e anche la case delle bambole, però a lui non piace mettere le bambole nella casa ma le preferisce nelle scatole delle scarpe. E fu così che una squadra di dinosauri invase un graziosissimo, quanto delicatissimo, appartamento di bambole!
Non è giusto, non è sbagliato… è solo normale. Tutto perfettamente normale.
Le giornate con il mio nano sono piene e totalizzanti: a volte si cucina, altre ci si arrampica, altre ancora si salta a più non posso, poi guardiamo un film, leggiamo un libro, facciamo musica, combattiamo con i cuscini, telecomandiamo la macchinina per il corridoio, ci abbracciamo come due innamorati.
Insegnate ai vostri bambini a giocare, a viaggiare sia con la fantasia che realmente, fategli conoscere altre culture, poneteli davanti alla diversità e insegnate loro la ricchezza e la meraviglia di conoscere e sperimentare realtà differenti. Leggete tanto, tantissimo.
Ritagliatevi poi un tempo per voi, perché solo restando mamme indipendenti insegnerete alle vostre figlie ad emanciparsi, rubate uno spazio per la coppia perché solo restando innamorati insegnerete ai vostri figli l’importanza del corteggiamento continuo e costante.
Regalatevi un tempo per gli abbracci e i baci di famiglia… non si è mai troppo grandi per sentirsi apprezzati e importanti per qualcun’altro.
Siamo donne e uomini, perfettamente uguali, meravigliosamente diversi.
Il nostro consiglio: A Natale prima del gioco un po’ femminile o troppo maschile regalate emozioni, esperienze, sensazioni… non è tanto il dono materiale ricevuto che vostro figlio apprezzerà, quanto invece l’esperienza di alzarsi, trovare briciole di biscotti sul tavolo e la tazza di latte vuota perché Babbo Natale si è spazzolato tutto, è trovare delle impronte a terra di scarponi sporchi di fango e un paio di impronte di zampe di renna, è avere l’albero con dei regali che scarterete tutti insieme, facendo foto e costruendo ogni cosa.
Non è importante che scartino 10 cose così avrete mezz’ora libera per spicciare casa o per vedere la partita sul divano mentre loro perdono tempo. Possono scartarne anche una sola, ma fatelo con loro e con loro entusiasmatevi per il regalo ricevuto, emozionatevi e ringraziate la vita per quest’altro nuovo giorno vissuto insieme.
Alla fine da grandi non ricorderanno un gioco ma la canzoncina che avete intonato, quella giornata piena di gioia e allegria, quelle foto pazze…
Quell’amore vero che rende un bimbo maschio e una bimba femmina forti oggi e una grande donna e un grande uomo domani, determinati e riconoscenti di averli lasciati liberi di scegliere con cosa giocare mentre voi li accompagnavate nelle loro speciali libertà.
Buon Natale da tutto lo Staff di Roma 03