Il periodo di inserimento al nido è vissuto da molti genitori con angoscia. La nostra psicologa Tiziana Capocaccia ci ha dato qualche consiglio in modo che tutti riescano ad affrontarlo in maniera serena.
Da piccola quando arrivava Ferragosto per me erano automaticamente finite le vacanze.
Nonostante il più delle volte mancasse ancora un mese prima dell’inizio della scuola, e quindi della solita routine, un senso di angoscia mi pervadeva, sicuramente amplificato dall’accorciarsi delle giornate.
Oggi, tre settimane di vacanza sono un veto lusso, ma la stessa eccitazione (mista ad adrenalina un tempo, ora solo a tanta stanchezza) mi accompagna ad inizio vacanza così come la stessa angoscia per il rientro.
Lo scorso anno per me il mese di Settembre è stato particolarmente angosciante, il giorno 4 abbiamo dormito la prima notte nella nuova casa, iniziato il percorso con la nuova baby sitter (qui parliamo di baby sitter per scelta), ma soprattutto Greta ha iniziato l’inserimento al nido.
Diciamo che io sono stata l’incubo delle educatrici. Al primo incontro individuale mi sono presentata già in lacrime, portandomi così avanti nel lavoro. Le maestre hanno subito capito che avevano di fronte un caso umano e hanno avallato ancor di più la loro tesi quando ho poi dichiarato che la sottoscritta somministrava ancora la tetta alla iena.
Diciamo che ho vissuto molto peggio io l’inserimento di Greta al nido che Greta stessa che, chiaramente i primi giorni di distacco ha pianto, ma che a fine anno nemmeno più salutava il padre quando la lasciava.
Ho quindi fatto una chiacchierata con la nostra psicologa di fiducia, la dottoressa Tiziana Capocaccia, chiedendole qualche consiglio per le mamme che tra qualche settimana affronteranno il momento dell’inserimento al nido dei propri piccoli.
Come bisognerebbe comportarsi i primi giorni che lasciamo i bambini al nido?
Prima di tutto bisognerebbe lasciarsi aiutare dal percorso di inserimento previsto dalla struttura che accoglierà il nostro piccolo.
Riuscire a fidarci e affidarci agli educatori/insegnanti è importante.
Cerchiamo di trovare un rituale di saluto, che accompagni noi e i nostri piccoli al distacco. Può essere un abbraccio e una piccola filastrocca, qualcosa di personale che sia bello per voi e che segni il passaggio.
Rassicurate il piccolo che tornerete a prenderlo, per noi è ovvio, ma per loro è importante saperlo.
Una delle mie preoccupazioni con Greta era non riuscire a farle capire che l’avrei lasciata per alcune ore in un posto dove si sarebbe divertita. Hai qualche consiglio da dare in merito?
Una cosa importante è iniziare a preparare i bambini già un pochino prima dell’arrivo del giorno dell’inizio dell’asilo nido. Parlando con loro del nido o scuola dell’infanzia, comunicando loro un’idea positiva della scuola. Descrivendo cosa succederà durante le loro giornate, magari mostrando loro le cose di cui avranno bisogno per la scuola, per prepararle assieme. Ad esempio se c’è un piccolo zaino, indicare loro che sarà per la scuola. Insomma lavorare per suscitare un’emozione positiva.
Parlare loro in maniera positiva dell’incontro con gli educatori/insegnanti che si prenderanno cura di loro e gli insegneranno nuove attività e giochi.
Raccontare che ci saranno altri bambini da conoscere e con cui giocare insieme.
Possono aiutare piccole storie che raccontino la routine della scuola.
E come superare il trauma da separazione?
Beh, iniziamo col non chiamarlo trauma, non si tratta di un trauma. Speriamo che non lo sia. Si tratta di imparare a gestire il distacco.
Alcuni bambini sembrano non risentirne molto. Possono farsi più taciturni, vivendo la loro elaborazione in maniera meno eclatante di chi piange tanto, ma sentendo comunque questo momento di distacco ed elaborandolo. Ogni bambino però affronta, a suo modo, un momento di crescita importante.
È normale che all’inizio ci sia un momento di tristezza, è importante che noi genitori riusciamo a rassicurare noi stessi prima di tutto. Una volta che siamo sereni e riusciamo noi a gestire la separazione, sapremo aiutare meglio i nostri bambini, rassicurandoli e comunicando loro che è normale all’inizio essere tristi e piangere un pò, ma che poi passa. Mi rendo conto che l’espressione piangere un pò sia un eufemismo in certi casi, perché alcuni bambini piangono davvero molto. Dobbiamo come detto riuscire a rassicurare prima di tutto noi stessi, affidarci agli educatori/insegnanti e parlare con calma ai nostri piccoli.
Personalmente ho trovato delle educatrici estremamente competenti che Greta ha adorato, ma non molto empatiche con i genitori. In che modo le educatrici potrebbero aiutare mamme e bimbi ad affrontare questo momento?
Se le mamme sono in difficoltà, riuscire a rassicurarle è importante. Sta anche alle mamme stesse riuscire a fidarsi del personale della scuola e affidarsi nelle indicazioni che vengono date per l’inserimento al nido.
Spesso vengono svolti degli incontri per parlare con i genitori e informarli su come andranno le cose.
Alcune scuole organizzano delle vere e proprie feste dell’accoglienza per genitori e bambini. Trovo che siano momenti belli e importanti che aiutano adulti e bambini a separarsi, rassicurando sia grandi che piccini sul fatto che questo distacco porterà verso un arricchimento e un momento di crescita importante.
Parliamo invece delle mamme. Io ho pianto per due settimane e (lo ammetto) alcune volte anche davanti a Greta. Esiste qualche rimedio (oppiacei a parte) per le mamme pervase dal senso di colpa?
È importante vivere le emozioni e anche parlare delle emozioni che proviamo ai bambini. Sicuramente accanto alla tristezza del distacco è utile ripetere a sé stesse prima di tutto e poi anche ai nostri piccoli che stiamo facendo un passo molto importante che regalerà loro tante nuove esperienze positive.
Stando alcune ore del giorno in una situazione in cui incontrano i coetanei, instaurando relazioni con nuovi adulti che si occupano di loro, i bambini imparano a mettere in atto nuove competenze relazionali e questo li aiuta a crescere.
È utile prendere consapevolezza del fatto che il momento del distacco è una fase emotivamente importante, che ha un impatto e che va gestito, ascoltandosi ed elaborando ciò che si prova.
È un passo di crescita anche, anzi forse soprattutto, per noi come genitori.
Dobbiamo crescere noi per crescere loro.
Imparando a distaccarci da loro, insegniamo loro a distaccarsi da noi.
Dice un proverbio etiope who learns, teaches, colui che impara, insegna.
È elaborando le nostre emozioni che riusciamo ad insegnare loro ad elaborare le proprie.
Possiamo superare la colpa prendendo consapevolezza delle nostre emozioni e del passo evolutivo che stiamo affrontando. Concedendoci tempo. Ciascuno può avere il suo. Rassicurandoci sugli aspetti positivi di questo distacco.
Io, Benedetta, alle mamme e ai papà che stanno per affrontare questo momento voglio fare un grande in bocca al lupo. Questo è l’inizio della vita indipendente dei vostri figli in cui instaureranno le loro prime amicizie. Ogni giorno sarà una scoperta, ogni giorno impareranno qualcosa di nuovo.
Probabilmente ogni giorno sarà un pianto disperato quando li lascerete ma appena girerete l’angolo vi accorgerete che già ride di gusto. Perché loro sono molto più forti di noi!