La chat Whatsapp delle mamme (dei genitori) del nido è vissuta con angoscia da molti. Esseri mitologici la popolano generando ansia e scompiglio tra i partecipanti.
A Giugno 2017 ho accettato il posto di Greta al nido e nello stesso momento ho automaticamente acquisito il privilegio di entrare a far parte del gruppo Whatsapp delle mamme dell’asilo.
Le amiche con pargoli mi avevano avvisato, sarà un casino, scappa finché poi, è snervante.
Ma io temeraria non le ho ascoltate e così mi ci sono ritrovata dentro.
Anche Matteo, mio marito, si è fatto inserire quest’anno, non trovava giusto non essere aggiornato, due ore di tempo e ha silenziato il gruppo.
Non so voi ma io, ancora a due anni di distanza, mica le conosco tutte le mamme dei compagni di Greta, alle feste sanno che sono la madre solo perché vanno per esclusione, conoscendo molto bene la babysitter… la mia chat è un susseguirsi di MammadiX, MammadiY, MammadiZ chiaramente con casini che comporta questa successione di Mammedi.
Ma questo è il meno. Il vero castigo della chat del nido è l’essere un contenitore di ansie e preoccupazioni
delle neomamme,
delle mamme esperte (comunque vi ammiro molto perché siete capaci di gestire i diversi gruppi wapp delle classi dei vostri figli),
delle nonne,
delle zie,
di Barbara d’Urso a Pomeriggio Cinque.
A volte ho come la sensazione che questi gruppi siano l’ennesima potenza di pancine e tanto amore con l’aggravante di non poterli abbandonare né silenziare. Uno perché ne è innegabile l’utilità soprattutto per una mamma come me che non accompagna né va a prendere la figlia all’asilo e secondo per il bene di mia figlia, “non giocare con Greta, amore, sua mamma è una vera stronza!”
Tutte le sante paranoie confluiscono e vengono sfogate nella chat Whatsapp della scuola. Si lanciano bombe a mano come fossero coriandoli e tu non sai se ridere, piangere o lanciarti contro il muro per perdere i sensi e sperare che, una volta risvegliata, sia finito questo incubo.
L’inverno è il periodo che preferisco.
“Mamme, volevo dirti che X è super raffreddato e oggi ha anche un po’ di febbre”
E puntualmente X lo vedi all’asilo smocciolante, povera stella, con gli occhi lucidi che ciuccia tutti i giochi e tu già sai che dovrai organizzarti per il giorno seguente e quelli a venire dal momento che tua figlia sarà contagiata anche solo con uno sguardo.
E non servono vitamine, fermenti, carichi da 100 chili di arance da spremuta. Se anche solo un bimbo sta male al 90% saranno contagiati tutti.
Oppure nei rari periodi di tranquillità (che durano tipo 3 giorni) la domanda ricorrente è
“Mamme ma sapete se gira qualche malattia all’asilo? No, così per sapere!”
Che io mi domando e dico, perché? Perché vuoi menarti sfiga da sola? Siamo appena usciti da un mese e mezzo di aerosol, rinowash e tachipirina, me li meriterò tre giorni di tranquillità o sbaglio?
Da noi c’è stata un’epidemia di pidocchi quest’inverno e ogni giorno la chat era un bollettino di guerra. Facevamo la conta dei sopravvissuti da pidocchi e da influenza.
Chi c’è oggi? E’ sopravvissuto qualcuno?
Oppure “mamme volevo dirvi che Y ha la varicella”, così un tranquillo sabato si trasforma nella porta di accesso ad un Purgatorio della durata dei giorni di incubazione della malattia in cui preghi in tutte le lingua al mondo conosciute, ma anche in quelle sconosciute, promettendo di rispettare fioretti nel caso di mancato contagio di tuo figlio.
Poi c’è il momento rissa.
In tutti i gruppi Whatsapp c’è sempre la mamma che non vede l’ora di fare la rissa. Quella che si palesa appena sente puzza di discussione e che si inserisce anche quando non c’entra un cazzen. Insomma quella che sembra non avere nient’altro da fare nella vita se non rompere i coglioni al prossimo.
E in ultimo, non manca mai la mamma che insinua il dubbio.
Oggi mia figlia aveva un livido, che dite le maestre potrebbero averle fatto male?
A parte che se ti faccio vede’ le gambe di mia figlia sembrano una cartina geografica, l’ultimo livido è pure a forma di stivale, ma dico io, vai dalle educatrici e fatti sentire, vai dalla coordinatrice e parla!
Il confronto con le mamme va bene purché sia costruttivo. Ricordiamocelo tutti!