Una vecchina bruttarella, vestita di stracci, con il naso curvo e lo scialle sulle spalle… Signore e Signori, ecco a voi la Befana.
Un personaggio dall’iconografia alquanto controversa: un po’ donna, un po’ strega a cavallo della sua immancabile scopa. Una strega buona, però, (che poi le streghe sono cattive?) una sorta di “Mamma Natale” che sorvola la città per portare regali, caramelle ma anche un po’ di carbone ai bambini, nella notte fra il 5 e il 6 gennaio.
Nomen omen: la tradizione cristiana, l’epifania di Gesù, la vecchina e i Magi
Il termine Befana, come tutti sanno, deriva dal greco “epifania”, ovvero la manifestazione del Signore ai Re Magi, simbolo di tutti i popoli. L’umanità, dunque, conosce finalmente il Cristo e lo festeggia con dei doni: i famosi, oro, incenso e mirra. Narra la leggenda che lungo il cammino verso Betlemme i Magi incontrarono una vecchina a cui chiesero informazioni. Constatato il buon cuore della donna, i Re la invitarono a seguirli, ma quest’ultima rifiutò. Dopo che furono partiti, la vecchietta si dispiacque così tanto di non aver lasciato loro nemmeno un regalo per Gesù, che ancora oggi gira tutte le case del mondo consegnando doni e dolci a tutti i piccini nella speranza di trovarlo.
Una Signora particolare, insomma, che, nonostante l’aspetto pittoresco, ha sempre fatto breccia nel cuore dei bambini, e in particolar modo dei bambini romani. Già, perché a Roma la tradizione della Befana è molto radicata: da sempre, infatti, il suo arrivo rappresenta un momento di aggregazione popolare che, a partire dall’800 avveniva prima in piazza Sant’Eustachio e poi nella celebre Piazza Navona. Del resto, tutti conosciamo le bancarelle piene di dolciumi e giochi di tutti i tipi che in questi ultimi giorni sono tornate ad adornare la piazza e che quando eravamo piccoli rappresentavano l’incarnazione del “Paese dei Balocchi”.
Piazza Navona: colori e profumi della nostra infanzia
Perdonate la digressione personale, ma ricordo ancora quando attraversavo gli alti palazzi che costeggiano la piazza dall’entrata di Corso Vittorio Emanuele. Il mio cuore batteva all’impazzata, ero completamente proiettata in avanti: camminavo veloce stringendo la mano di papà perché si sbrigasse. E appena i palazzi scomparivano dietro la curva, venivo invasa da una quantità di emozioni che descriverle tutte è quasi impossibile. Ricordo distintamente come prima cosa l’odore: quel profumo particolare, un misto di zucchero filato, noccioline e caramelle che avrei riconosciuto a occhi chiusi e che non ho più sentito in nessuna parte del mondo (almeno per quel po’ che l’ho girato). I suoni: la musica della giostra con i cavalli, lo scrosciare dell’acqua nelle fontane, gli urli di felicità di chi arrivava e i capricci dei bambini che non volevano andare via. Il movimento: appena varcata la soglia della piazza, potevo solo andare avanti perché una folla festante mi spingeva per entrare e in un istante ero catapultata in mezzo alla baraonda. E poi ricordo i colori: tanti, tantissimi colori. Il nero del carboncino dei ritrattisti, il rosso delle calze, il giallo e il rosa delle ruote di caramelle che si spingevano con un bastone, il bordeaux delle mele stregate e il bianco dei granelli di zucchero sulle ciambelle.
Ma soprattutto ricordo l’attesa: tutti quei cuori che aspettavano che la vecchina si palesasse e salutasse, dichiarando così chiuse tutte le feste e il ritorno alla normalità.
Le tradizioni famigliari: un regalo che vale più di mille doni
La mia Befana, diversamente da quanto ci si possa aspettare, era mio padre. Avevamo una tradizione, io e lui. Una tradizione lunga 32 anni: tutti i 5 gennaio (ovviamente all’inizio senza sapere chi fosse il mio vero interlocutore) dopo aver preparato tutto l’occorrente per l’arrivo della dolce vecchietta – quindi piatto di Natale con panettone, torrone, crema di whisky e caffè Borghetti (si trattava bene eh!) – scrivevo una letterina in rima a cui, la notte, la Befana rispondeva in versi. La mattina, prima ancora che per la prossima apertura dei regali, ero emozionata all’idea di leggere questa novella “Pasquina” che, sempre rigorosamente in stampatello, chiudeva immancabilmente la sua poesia ricordandomi tutto il suo amore.
Non vedo l’ora che i miei figli imparino a scrivere.
Befana, 6 gennaio 2020: Eventi a Roma per bambini
E voi? Se non sapete cosa fare il 6 gennaio, ve lo diciamo noi!
Ecco una carrellata di eventi, feste e spettacoli: c’è solo l’imbarazzo della scelta.
E… Buona Befana a tutti!
Tutti gli eventi della Befana 2020