Diventare genitori è una gioia che rivoluziona la relazione coniugale. A tal punto che spesso il neopapà finisce per sentirsi trascurato e basta pochissimo per perdersi di vista.
Quando scopri di essere incinta, passato lo shock iniziale e i primi tre mesi in apnea per la paura di ogni cosa, inizia un periodo di estasi totale.
Io, ad esempio, vivevo in modalità regina della casa. Servita, riverita, super coccolata. Mi mancavano solo i due schiavi che facevano vento mentre io, come un elefante, ero leggiadramente distesa sulla chaise longue del mio divano.
Non portavo un peso, non mi stressavo, mi addormentavo in ogni dove (anche in piedi come i cavalli), andavo dall’estetista a fare massaggi, manicure e pedicure (anche perché con quella panza non riuscivo nemmeno più a vederli i miei piedi). Mio marito gli ultimi tempi con 52° all’ombra e un’umidità del 99% mi preparava enormi bacinelle di acqua gelata in cui immergevo i miei piedini porchettati e gonfi.
Poi è nata Greta ed in breve tempo il mio stato di grazia si è trasformato in disgrazia. Ci avete mai fatto caso che nel momento esatto in cui nasce un figlio voi per l’universo mondo scomparite?
Ora, io sono ultima di cinque figli, sono sempre stata viziata da TUTTI fino al 19 settembre 2016, poi il nulla.
Ormai vengo chiamata solo ed esclusivamente perché mia figlia non è ancora dotata di cellulare. Mia madre, quando mi chiama è per comunicarmi di aver comprato questa o quella cosa a Greta, mi chiede che numero di scarpe porta e io nel frattempo avanzo ancora due regali di compleanno.
La nascita di un figlio è un avvenimento spesso deflagrante nella coppia. L’arrivo di un figlio può essere vissuto come un terremoto emotivo, perché porta all’interno della relazione un altro individuo e scatena la differenziazione.
E se con i parenti va così, con il compagno/marito è ancora peggio.
Dai, affrontiamolo questo discorso. Diciamolo che non è un cazzo vero che la coppia non cambia dopo un figlio.
Tutti noi, prima dell’ingresso delle iene piangens nelle nostre case, abbiamo guardato i nostri amici neo genitori giudicandoli e pensando che noi avremmo sicuramente gestito meglio la situazione e soprattutto il nostro rapporto di coppia e che a noi, no, non sarebbe mai successo di non sopportarci più e di tirarci i piatti e di scazzare anche solo per uno sguardo.
C A Z Z A T E!
Magari per qualche fortunata coppia il rapporto migliora pure. I figli uniscono, pensare di aver fatto questa cosa meravigliosa insieme rafforza, alcune persone si trovano a proprio agio al 100% nel ruolo di genitori e riescono a gestirlo bene insieme a quello di coppia.
Ma per la maggior parte delle coppia non è così.
Il primo mese dopo il parto lasciamolo perdere. Gli abbiamo regalato la gioia più grande, lui ha assistito a tutto il travaglio (17 ore per la precisione e dopo due anni ancora sostiene che anche lui ha sofferto) e blablabla ma noi ci aggiriamo per casa piene di punti, con assorbenti lunghi un metro e mezzo, tette abnormi e doloranti e la super sexy fascia post parto.
I mesi successivi iniziano ad andare meglio anche per il solo fatto che i punti si riassorbono così come le emorroidi e i mutandoni taglia pachiderma con super assorbente lasciano spazio a normali slip. Ma a meno che non abbiate una tata fissa notte e giorno, una signora delle pulizie e una cuoca, ci sentiamo stanche, scombussolate e sfinite che, diciamocela tutta, l’ultima cosa che vogliamo è un approccio sessuale con il nostro partner.
Rimanere uniti, parlando e dedicando del tempo al rapporto con il partner è un ottimo modo per affrontare al meglio questo momento
In realtà quello che veramente vogliamo è lanciare nostro figlio nelle braccia del padre nel momento in cui mette piede in casa e chiuderci a doppia mandata in una stanza per avere due minuti di silenzio e per noi, solo per noi.
E poi arriva il fatidico momento in cui si torna a lavorare, fare i genitori riempie ogni spazio vuoto che resta dopo il lavoro e dopo gli impegni quotidiani ed iniziamo ad incastrare la vita di coppia negli interstizi della vita familiare.
E la stanchezza, che dopo nove, dieci ore di lavoro e casa più cena da preparare, piatti da lavare, roba residua da stirare o mettere a posto, c’è giusto il tempo di decompressione di dieci minuti di tv prima del crollo definitivo.
E poi c’è lo stress dei figli: no voio mangiare, no voio dormire, i capricci, i video e l’acqua e il latte. E il senso di colpa perché tu lo/la ami da morire, non riesci a passare con lui/lei tutto il tempo che vorresti e allora passi sopra e cerchi di gestire con pazienza e alla fine non hai più energie per altro.
La verità è che bisogna accettare che la vita è cambiata, che è necessario trovare un nuovo equilibrio perché più ci si oppone a quel cambiamento più si farà fatica. Meglio seguirlo il vento. E trovare nuove strade da percorrere. In tre. O in quattro. O anche da soli – divisi come coppia ma uniti come famiglia – se la crisi di coppia e i cambiamenti sono inconciliabili.
A distanza di due anni e quasiduemesi dalla nascita di Greta il rapporto con Matteo è decisamente molto migliorato, anche se chiaramente non mancano gli scontri.
Abbiamo innanzitutto imparato a rivederci come amanti e non più solo come genitori (problema principalmente mio); a parlare, a comunicarci paure, ansie, timori, desideri; a non darci per scontati e soprattutto a dedicarci del tempo.
Lo ammetto noi siamo abbastanza fortunati perché una coppia di nonni vive a Roma e ci siamo imposti che una volta al mese Greta viene spedita a dormire da loro in modo da poter vivere una 24 ore da fidanzati. Perché essere genitori è la gioia più grande della vita ma ogni tanto fare i fidanzati ti migliora la vita!