Per il terzo appuntamento della rubrica “Cartoni Animati di Oggi” la Psicologa dello Sviluppo e dell’Educazione, specializzata nei Disturbi del Neurosviluppo, Maria Grazia Maniscalco, ci presenta “Lampadino e Caramella”, un piccolo capolavoro dell’inclusione in tutte la sue forme.
Lampadino e Caramella è un cartone animato innovativo, unico nel suo genere, perché può essere seguito anche da bambini che presentano disabilità sensoriali e disturbi dello spettro dell’autismo.
La creazione di questo prodotto, infatti, ha coinvolto un team di esperti tra insegnanti, psicologi, educatori e medici che attraverso l’applicazione di una tecnica innovativa chiamata “Cartoon able”, ha reso fruibili i contenuti a un’ampia platea di bambini, dai 2 ai 6 anni, divenendo così il primo cartone animato inclusivo in Italia.
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Diversità: quando un cartone animato è inclusivo
Grazie alla voce narrante e ai commenti sonori, anche i bambini non vedenti o ipovedenti possono immergersi nel magico regno degli Zampa. I dialoghi usano una sintassi semplice e sono sottotitolati, ogni personaggio è affiancato da un attore in costume che recita in live-action, cioè dal vivo, sotto forma di fumetto e che traduce simultaneamente i dialoghi nella Lingua Italiana dei Segni (LIS), così da offrire anche ai bambini non udenti l’opportunità di seguire le avventure dei fratellini Lampadino e Caramella nel MagiRegno. Le musiche e gli effetti sonori sono stati realizzati nel rispetto della sensibilità di bambini con disturbi dello spettro dell’Autismo, che spesso presentano una ipersensibilità a input sensoriali.
Un cartone animato inclusivo che educa i bambini al rispetto delle diversità, un concetto complesso che spesso si fatica a spiegare.
Diversità: perché è importante spiegarla ai bambini piccoli?
La diversità è la cosa che più caratterizza l’essere umano. Ognuno di noi è diverso, portatore di caratteristiche che ci rendono unici e speciali.
I bambini in età prescolare mostrano un’incredibile disponibilità ad apprendere. Difficilmente osserveremo in età future tanta curiosità ed entusiasmo come quelle che caratterizzano i bambini più piccoli. Sono acuti osservatori, notano le differenze, ma non giudicano, non hanno preconcetti su cosa sia la diversità né comprendono cosa sia la normalità, ma mostrano una disponibilità sincera a conoscere e interagire con i loro pari anche se “diversi”.
Quando si chiede ai bambini piccoli di descrivere delle persone, fino ai 6 anni di età circa, si soffermano sulle caratteristiche esteriori della persona: il suo aspetto fisico (capelli, occhi, altezza), ciò che fa, ciò che ha e dove vive. L’incontro con la diversità porta, dunque, i bambini a notare inevitabilmente se l’altro abbia caratteristiche peculiari, dal colore della pelle a un comportamento o una fisicità differente dalla maggior parte dei bambini che conosce. Questo fa si che il bambino rivolga agli adulti significativi delle domande, talvolta accompagnate da un sentimento di profondo disorientamento.
Diversità: le nostre risposte influenzano la formazione degli stereotipi nei bambini
Può capitare che l’adulto, anche inconsapevolmente, si dimostri imbarazzato o a disagio nel fornire spiegazioni e inviti il bambino a non indicare, a non parlare o a non fare domande. In questo modo, però, viene comunicato al bambino che la diversità è qualcosa di cui avere paura, timore. Le nostre risposte e i nostri atteggiamenti influenzano dunque la formazione di stereotipi e di pregiudizi, ossia opinioni e credenze (spesso negative) che si basano su conoscenze generali dell’altro considerato diverso, un modo semplice e ristretto di categorizzare la realtà sociale.
Affrontare il tema delle diversità aiuta i bambini a comprendere che ognuno di noi possiede diverse specificità, a mettersi nei panni dell’altro, essere altruista e cooperativo; a riconoscere le discriminazioni quando le vedono e attrezzarli a farvi fronte anche quando li coinvolgano direttamente.
Maria Grazia Maniscalco
Psicologa dello Sviluppo e dell’Educazione
specializzata nei Disturbi del Neurosviluppo