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L’attaccamento nel neonato, le risposte della psicologa Tiziana Capocaccia

Il modello di attaccamento del neonato determina già in buona parte il senso di sicurezza che avrà negli anni avvenire, perfino da adulto. Come gestire al meglio questo momento della vita di un bambino per farne un adulto sicuro, sereno e possibilmente felice? Lo abbiamo chiesto alla psicologa dell’età evolutiva

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TIZIANA CAPOCACCIA
Psicologa e autrice di Fiabe
SITO WEB – PAGINA FB

Per me andare in analisi è una panacea. Sarà che sono logorroica, sarà che ho avuto una vita che non esiterei a definire originale, parlare con un esperto dei miei dubbi, ansie, paure, cercare di capire la causalità delle cose è per me da sempre fondamentale.

Ho imparato, così, tantissimo su me stessa e sugli altri e spero che aver chiesto a un esperto quando ero in difficoltà – mi raccomando, non esitate mai! – possa anche aiutarmi nel mio percorso di madre.

Una delle cose su cui ho sempre riflettuto molto è quanto il rapporto con i nostri genitori nei primi anni di vita ci plasmi come adulti. Ho visto in tanti miei coetanei frustrazioni, paure, manie che sono palesemente il risultato della mancanza di attenzioni (irrisolta) da parte dei genitori nella prima parte della loro vita. Il bambino, appena comincia a parlare bene, dice “Mamma, guardami! Papà, guardami!”. Ma prima ancora, quando il rapporto è basato tutto sulle coccole e gli sguardi, comincia l’avventura per costruire un adulto sicuro.

Mi sono fatta aiutare dalla neomamma di Lorenzo, Veronica, per fare qualche domanda alla nostra psicologa Tiziana Capocaccia. Potete leggere l’intervista, mentre io mi arrovello pensando a quanti danni posso aver fatto a quella povera malcapitata di mia figlia…

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Sento tanto parlare di stile di attaccamento. Come e cosa fare per sviluppare nel bambino un attaccamento sicuro? È possibile farlo già a questa età?

L’attaccamento è un comportamento biologicamente determinato finalizzato alla sopravvivenza che si attiva tra il neonato e chi si prende cura di lui.

Coinvolge il piccolo con le sue richieste e la mamma con le sue risposte al bambino.

Per sviluppare un buon attaccamento basta seguire con massima naturalezza le richieste del bambino di nutrimento, di attenzione, di essere preso e tenuto tra le braccia.

Sono tutte richieste sane e giuste da parte del bambino, non esiste definirle vizio. Il vizio è una dipendenza da qualcosa di nocivo, che ovviamente non ha nulla a che fare con i bisogni di un neonato.

Quando un bambino piangere bisogna accorrere e offrire risposta alla sua richiesta.

Quando rispondiamo alle richieste del bambino il messaggio che arriva è che quando ha bisogno l’altro è presente, riceve ciò di cui ha bisogno, è degno di amore.

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Io allatto al seno e questo rende il nostro rapporto unico ed esclusivo. Come fare per incentivare il rapporto con gli altri? Non vorrei un figlio troppo mammone.

Quando un bambino ha la possibilità di sperimentare un attaccamento sicuro, un rapporto affettivo forte con la mamma, questo sarà il carburante della sua sicurezza.

Quando con i suoi tempi potrà iniziare a muoversi nello spazio, quanto più sarà sicura la sua base di partenza, tanto più si sentirà sicuro di esplorare l’ambiente attorno.

Anche le relazioni con altre figure di attaccamento si sviluppano a poco, a poco. Diciamo che un buon modo per favorirle è lavorare sulla propria ansia di separazione come mamme, per non trasmettere ansia al bambino.

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Ma a questa età già percepiscono il distacco? Ho ripreso a lavorare un po’ e quando torno noto che vuole sempre essere attaccato al seno è per questo?

I neonati umani nascono molto immaturi rispetto agli altri mammiferi. Questo ipoteticamente per ragioni evolutive legate alla maturazione cerebrale.

Inizialmente, a partire dalla nascita e per circa nove mesi, ma con una grande variabilità individuale, si vive una fase chiamata esogestazione in cui mamma e bambino sono proprio quasi una cosa sola, un’unità funzionale, la mamma è l’ambiente principale del bambino, attraverso di lei il bambino vive e inizia a stare nel mondo esterno.

Gli allontanamenti vengono sperimentati con molta variabilità individuale, in conseguenza di questi può aumentare la richiesta di contatto.

Se ci riflettiamo è del tutto normale che quando qualcuno ci è mancato desideriamo al suo ritorno starcene un po’ insieme!

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In genere è molto socievole con tutti ma con alcune persone piange se lo prendono, se invece è in braccio a me gli ride? da cosa può dipendere?

In braccio alla mamma è il luogo prediletto e più importante. Come accennavo, la mamma è l’habitat del bambino inizialmente. La mamma è un ponte, un filtro, la base sicura che rende possibile la vita. È del tutto normale. Ascoltare il bambino senza creare costrizioni è quanto di meglio possiamo fare per lui.

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I bambini amano e necessitano di routine, purtroppo per motivi di lavoro sia miei che di mio marito ci riesce molto difficile rispettarne una, o comunque rispettare gli orari può essere un problema? Se si come fare? C’è una routine consigliata in questa fase?

La ripetizione regala sicurezza, prevedibilità, premette di apprendere con la ripetizione, magari senza rendervene conto avrete delle routine, anche se variabili, non so se in base a dei turni di lavoro.

Le routine si creano con il tempo, nei primissimi mesi seguire i bisogni e le richieste del piccolo è quanto di meglio si possa fare per lui.

Essere una presenza attenta che risponde ai suoi bisogni e tutto quello di cui ha bisogno. Ci farà sapere quando ha fame, sonno o bisogno di essere cullato. Essere presenti e rispondere a questi bisogni naturali ed essenziali e quel che serve al piccolo per crescere.

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