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MAMY BLUES lo spettacolo di LUNA ROMANI che racconta il Baby Blues

Non è facile parlare della solitudine delle neo madri in uno spettacolo teatrale ma l’attrice e drammaturga Luna Romani con grazia, forza e dolcezza mette in scena un sentire comune di tutte le donne che hanno affrontato una gravidanza.


Non dev’essere stato facile per Luna Romani e il suo compagno mettere in scena un’esperienza comunitaria così vasta ed evitare di creare l’immagine della donna che si piange addosso, che non ha la forza di fare quello che per troppi secoli ci hanno tramandato come un compito naturale.


Eppure quando nasce un bambino, nasce anche una madre, prima c’era la donna ma la madre è una cosa nuova, mai esistita prima e se ancora la società parla e crede ad un istinto materno, ormai le donne hanno capito che non si tratta assolutamente d’istinto alla cura o predisposizione innata come ancora sostiene la società patriarcale.

Facile vero passare questo compito di cura alle sole donne passando il messaggio che da quando esiste l’essere umano, le donne hanno sempre partorito, allattato e cresciuto la prole, escludendoci così violentemente ed improvvisamente dallo spazio pubblico e dalla vita lavorativa?

MAMY BLUES: UNO SPETTACOLO CORAGGIOSO SUL BABY BLUES

Ammettere di non essere in grado o di non farcela da sole è legittimo ed è questo il messaggio che traspare chiaramente dalla messa in scena originale di Luna Romani: le neo mamme devono imparare a chiedere aiuto senza sentirsi madri degenere perché non riescono ad allattare o si vuole prendere qualche ora per stare da sole con se stesse.

Lo spettacolo riesce benissimo anche nell’intento di parlare di uno dei temi ancora tabù della maternità ovvero la depressione post parto, grazie al racconto in prima persona del cambiamento in atto avvenuto nel corpo e nei pensieri dell’attrice.



LA DEPRESSIONE POST PARTO, un tabu che si scardina attraverso musica, danza e parole

Attraverso la musica, la danza e le parole ed una grande tenda a frange che funziona anche da schermo per proiettare la testimonianza di alcune mamme che hanno raccontato il loro sentire e i loro pensieri durante il primo anno di vita del loro nascituro, il monologo di Luna Romani ci avvolge come una culla ma allo stesso tempo ci scaraventa immediatamente in un turbinio di emozioni fortissime che per una donna che ha vissuto in prima persona questo cambiamento nel divenire madri, si immedesima così fortemente che è difficile trattenere le lacrime e non scoppiare a piangere a bocca spalancata.

“Il bambino piange e io corro perché sono un animale, non per istinto, non per cura…” oppure “il bambino piange e io vorrei solo gridare BASTA, vorrei SCAPPARE…” non lo abbiamo pensato tutte, almeno una volta?!

Uno spettacolo che racconta cosa serve davvero a una donna che diventa mamma

Durante lo spettacolo, a fianco a me delle donne piangevano dietro la mascherina FPP2, io stessa piangevo e soffrivo assieme al personaggio di Luna Romani e forte è stata la mia resistenza a non alzarmi dalla mia sedia e correre da lei con il desiderio di abbracciarla e consolarla… ecco cosa manca alle mamme, l’affetto e il silenzio della comprensione, uno spazio di ascolto per rimettere in ordine i pensieri di questa grande rivoluzione in atto che piomba improvvisamente nella nostra nuova vita nel momento in cui diventiamo e/o decidiamo di essere madri ma anche quando non lo decidiamo o non lo diventiamo a causa di un aborto o un lutto.

“Dov’è finita la donna di prima? Quella instancabile che ha lavorato sodo per raggiungere il posto di lavoro per cui tanto ha faticato ? Riuscirò ancora a lavorare? Ma se non riesco nemmeno a trovare il tempo di farmi una doccia come posso pensare di poter fare qualsiasi altra cosa di diverso oltre a correre dal bambino in lacrime che ha bisogno di me in tutto e per tutto che lo culli, lo tocchi, lo nutra, lo pulisca e lo aiuti ad ambientarsi in questo nuovo mondo? Dove è il padre? Dov’è la famiglia che sostiene e non giudica in continuazione le scelte della madre?”.

Queste sono alcuni dei pensieri e delle domande che si pone e ci pone l’attrice in scena, cercare di trovare delle risposte non è facile, dovremmo prima di tutto aprire un dialogo nuovo con le strutture sanitarie, il mondo lavorativo e la società tutta nel suo complesso ma già aprire degli spazi per affrontare queste tematiche sarebbe davvero un grande passo avanti per tutta l’umanità.

Tu non esisti più

Nel momento in cui diventi madre, tu non esiti più in quanto donna finché esiste il neonato, la stessa società ti punta il dito contro, se il bimbo piange in continuazione è colpa tua, se non gli dai il latte materno anche se hai le ragadi al seno e ti esce sangue e pus dal capezzolo è colpa tua, se non sai come si prepara un biberon con la formula è colpa tua, se quando cresce e tuo figlio si drogherà è sempre colpa tua, sempre colpa della madre….

Ma qual è il motivo di tanta violenza e così poco ascolto e comprensione verso la figura della madre? Perché una madre non può piangere, soffrire o semplicemente avere del tempo per uscire e svagarsi almeno un’ora al giorno? Perché ancora oggi è più facile che quando si diventa genitori sia la donna quella che rinuncia alla carriera o al lavoro e debba ricominciare da zero una nuova vita familiare e lavorativa?



Ci sono stati dei momenti anche davvero comici perché assurdi come: “Signora lei è venuta al parto completamente impreparata!” racconta una delle mamme nello spettacolo di Luna Romani a testimoniare il suo parto avvenuto nell’ultimo decennio in un ospedale romano.

Se è vero che bisogna prepararsi al parto, non solo nella teoria ma anche nella pratica, questo avviene ancora raramente perché se ti vuoi veramente preparare ad un parto positivo so …zzi tuoi!

Il diritto di scegliere delle donne?


Studia, leggi, vai al corso preparto dell’ospedale ma poi scopri che non fa per te partorire in ospedale a quelle condizioni e a quei protocolli, allora contatta e paga altro personale qualificato che ti prepari fisicamente allo sforzo più grande della tua vita, quello di far uscire un corpo dal tuo corpo ma sempre tutto a carico tuo e solo se economicamente te lo puoi permettere…

Se una donna sceglie di partorire in casa è additata come se fosse una strega o un irresponsabile, se decide lei per il suo corpo ed il suo bambino molto spesso viene visto come un atto anticonformista, sprezzante verso la scienza e l’umanità tutta ma perché?

Le ostetriche non sono personale medico preparato per sostenere la gravidanza ed un parto fisiologico e perché una donna se sceglie di partorire a casa sua o in una casa maternità non può essere rimborsata dallo stato visto che ad esso ogni parto costa dai 2000 ai 5000 euro nella sanità pubblica?!

Alle donne si nega l’ascolto e il diritto di scegliere

Ancora una volta a noi donne ci è negato il diritto di scegliere, almeno per chi non può pagarsi di tasca propria delle ostetriche e so per certo che qualche persona dirà “è solo un capriccio, una moda o chissa’ che altro…” ma invece non stiamo giocando e se sto decidendo di partorire come voglio, in pieno rispetto della fisiologia del mio parto, del mio corpo, mia e quella del mio bambino me ne sto anche assumendo la responsabilità, sto allenando la mia capacità di sentirmi forte e in grado di prendermi cura della creatura che sto mettendo al mondo.

Spesso, delegare questo compito alla struttura ospedaliera fa sì che la stessa madre sia considerata, passatemi il concetto, incapace di partorire e di conseguenza incapace poi di prendersi cura del bambino, ed è questo il messaggio che di sottofondo si annida nella mente della madre che poi con la nascita della creatura, i ritmi di sonno e veglia sconvolti, riemergono come aculei a pungolare e torturare la mente della neo mamma, sconvolta dalla fatica del parto, dall’allattamento che non riesce a portare avanti serenamente e dagli ormoni completamente sfalsati del post parto che ci rendono super sensibili e irascibili come non mai.

Eppure basterebbe così poco, basterebbe aprire il dialogo con le madri e con i padri, con le loro paure e le loro aspettative e ricreare o vietare l’immaginario falso dei parti ospedalizzati che nei film paiono la normalità…

Sono uscita dallo spettacolo sconvolta, commossa, arrabbiata, aggrovigliata e con mille domande e pensieri che non trovano risposte facili ma perchè non esite ancora la “casa della mamma” o meglio la “casa dei genitori”, uno spazio di ascolto pscicologico ma anche un luogo aperto all’ascolto e al dialogo, un luogo di aggregazione e di scambio con altre mamme ed altri genitori?

Perché deve esistere solo il pensiero del:

“Hai voluto un figlio?! Adesso te lo cresci tu, sono affari tuoi!”


Ma perché la società non ancora capito che se sta bene una mamma, se la madre e il padre sono accompagnati in questo nuovo percorso di nascita e scoperta, allora anche il bambino starà bene e in salute ?!



Mamy Blues è uno spettacolo da vedere e rivedere, è uno spettacolo da far girare per tutta l’italia e da portare all’esterno, è uno spettacolo che apre il vaso di Pandora e non possiamo più rimettere tutto dentro senza che la furia si scateni, la vita delle madri conta!

Grazie a Luna Romani, per il coraggio, il testo e la forza con cui ha deciso di mettere in scena la maternità;
grazie al Fringe Festival di Roma ed 2021 per aver premiato lo spettacolo dalla tematica tabù.

Per sapere come e quando andrà ancora in scena seguite @luninalu su Instagram

Intervista a Luna Romani 

Martina Sperotto
Kangatrining Babybrains Roma
martina@kangatrining.it
+39 3400665226



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