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Record negativo nascite: perché si meravigliano tutti?

E’ diminuito del 4,5% il numero di bambini nati nel 2019 rispetto a quelli venuti al mondo nel 2018 ed è aumentato il numero di neo-mamme che lasciano il lavoro perché non riescono a conciliare professione e famiglia. Eppure ogni anno, in Italia, ci si stupisce dell’indice di natalità in discesa libera…   

Ogni anno la nostra “sonnacchiosa” quotidianità estiva viene scombussolata da una notizia che, nonostante il passare del tempo, non cambia mai:
è di nuovo record negativo di nascite.
A dirlo è l’Istat che, rispetto al 2018 (in cui a sua volta si era già registrato questo record), nel 2019 ha riscontrato una diminuzione del 4,5% di neonati iscritti all’anagrafe (con un picco al centro del -6,5%).
Un calo inesorabile senza soluzione di continuità.
Ma c’è di più: sempre meno stranieri arrivano nel nostro Paese e sempre più italiani abbandonano la Penisola.

Quello che mi stupisce, ogni volta che leggo questi dati, sono i toni meravigliati con cui vengono commentati. E mi stupisco perché è impossibile non rendersi conto delle difficoltà che incontrano i genitori anno dopo anno, ma anche mese dopo mese, a livello economico, logistico e culturale.

Calo nascite

Milioni di genitori faticano a trovare tempo e risorse da dedicare alla famiglia

Facciamo un esempio. Io e mio marito siamo giornalisti e abbiamo due bambini. La grande, Angelica, di 5 anni appena compiuti e il piccolo, Davide, di un anno e mezzo. Mettendo un attimo da parte la clausura e la pandemia (che ovviamente hanno aggravato ulteriormente la situazione), ci troviamo a dover gestire un tipo di vita decisamente sopra le righe, con tempi forsennati e incastri che “Tetris scansati proprio”.

E come noi, milioni di famiglie italiane si trovano a dover far tornare conti che non tornano mai, a tirare somme che aumentano di giorno in giorno e allo stesso tempo cercare di incoraggiare qualsiasi tipo di propensione dei bambini o tamponare e risolvere qualsiasi esigenza abbiano.

Ovviamente, come tutti sappiamo, dire che “facciamo i salti mortali” è quasi un eufemismo. Vederli felici ci rende felici, ma a volte è davvero dura. In termini di soldi e di tempo. Perché tua figlia non può essere l’unica di tutta la classe a non andare alla festa dell’amichetta, anche se tuo marito lavora tutti i pomeriggi e i compleanni toccano tutti a te. Perché non si può prescindere dal nuoto nei primi anni di vita e l’abbonamento prevede uno sconto da prendere al volo, ma da pagare per intero con mesi di anticipo. Perché il piccolino deve prendere i fermenti lattici e non sono detraibili. Perché una babysitter a tempo pieno è un benefit che non puoi permetterti. E così via…

Calo nascite

Le donne pagano lo scotto più alto: quasi 38.000 neo-mamme hanno lasciato il lavoro volontariamente nel 2019

Purtroppo a livello di tutele siamo praticamente a zero.
Non a caso nel 2019 sono state 37.611 (dati Ispettorato del Lavoro) le neo-mamme dimessesi volontariamente per l’inconciliabilità della vita famigliare con gli impegni lavorativi. E i motivi sono, neanche a dirlo, sempre gli stessi: i bambini non sono stati presi nelle strutture pubbliche, le scuole private o una babysitter a tempo pieno hanno costi troppo elevati, i nonni sono lontani, l’azienda non permette orari flessibili o “non vede di buon occhio” congedi e permessi per malattie o eventuali visite e controlli ecc…
Raffrontando le quasi 38.000 lavoratrici che hanno abbandonato la loro professione con i 13.947 papà che hanno lasciato il mondo del lavoro nello stesso periodo, appare fin troppo chiaro quanto ancora pesi sulle donne la gestione della famiglia e quanto ancora siano radicati nella nostra società pregiudizi e discriminazioni di genere.

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Family Act: un primo passo verso una maggiore attenzione per famiglie e bambini?

Un dato che impressiona e rivela tutto il costo altissimo, in termini di speranza nel futuro e di realizzazione personale, che le giovani generazioni hanno dovuto pagare. Per tutti loro e per dare un futuro al Paese abbiamo voluto e approvato il Family Act“, ha scritto sulla sua pagina Facebook Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia.
Per invertire una rotta drammatica serviva una direzione nuova, un piano vero e proprio, non poche misure dallo sguardo corto. Serviva visione, volontà politica e risorse. Il Family Act chiede un investimento senza precedenti nelle famiglie, prova per la prima volta a mettere al centro i bambini, le donne e i giovani“.

Calo nascite

Si parla in sostanza di tutta una serie di misure a sostegno della famiglia, di cui la più famosa è l’assegno universale che verrà corrisposto ai genitori per ciascun figlio dal settimo mese di gravidanza fino al compimento del diciottesimo anno di età. 
Roma03 insieme con le Avvocate dello Studio Legale FDG ne ha parlato qui.
La strada è stata tracciata, si va verso l’approvazione in Parlamento, e da gennaio 2021 confido che potremo vedere realizzato il Family Act già a partire dell’assegno unico e universale” ha concluso la Bonetti.

E’ necessario cambiare la mentalità: chi lavora non è fortunato, ma giustamente pagato per una prestazione

Sicuramente un primo passo è stata fatto, ma prima di tutto bisognerebbe cambiare la cultura del nostro Paese dove, se un lavoro ce l’hai, ti senti ripetere che devi ritenerti fortunato a essere pagato (quando è semplicemente sacrosanto che il tuo tempo e il tuo lavoro vengano retribuiti), se non ce l’hai vieni tacciato di essere uno scansafatiche che  non ha voglia di fare nulla e ruba i soldi allo Stato.

Calo nascite
E se sei una donna, Dio ce ne scampi e liberi! Sei tu a non voler lavorare per stare a casa e fare la casalinga perché, si sa, le casalinghe non fanno niente tutto il giorno (spero si senta tutto il sarcasmo insito in questa frase). E se lavori da casa? Beh, la scelta di svolgere la tua professione fra le mura domestiche è solo un escamotage per essere pagata e rilassarti sul divano.
Ecco, in questo stato di fatto, in questo clima, mettere al mondo dei figli spaventerebbe chiunque, anche quelli che si meravigliano leggendo i dati Istat. Fintanto che non cambierà questa visione delle cose, fintanto che noi per primi, noi per prime, non difenderemo la nostra professionalità e i nostri diritti di donne-madri-lavoratrici, purtroppo metteremo solo toppe a una coperta che è già troppo corta.

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