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Se i bambini non possono entrare nei supermercati

Durante il lockdown molti genitori si sono visti bloccare all’entrata, soprattutto dei supermercati, se accompagnati dai propri figli. Nonostante il nuovo DPCM, molte attività continuano infatti a interdire del tutto l’accesso ai bambini o a limitarlo se non in presenza della mascherina, benché l’obbligo, per legge, scatti sopra ai sei anni.

Sei in fila con il tuo piccolo davanti al supermercato. Nonostante il caldo e le inevitabili lamentele del tuo erede che, come tutti i bambini del mondo non conosce il verbo “attendere”, aspetti il tuo turno senza fiatare sotto il sole per una buona mezz’ora. Arrivata finalmente davanti all’ingresso scopri dall’addetto alla sorveglianza che tuo figlio, senza alcun motivo, non può entrare nell’ipermercato.
Ecco, questo è quello che sta accadendo in questi giorni in alcuni supermercati della Capitale.

Durante la quarantena molte attività si sono rifiutate di far entrare i bambini, interpretando in maniera troppo restrittiva le indicazioni dei vari DPCM che si sono succeduti fino alla #Fase2. Alla fine è dovuto intervenire il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiarire che in fase di interpretazione era stato esplicitato il diritto del genitore di portare con sé il figlio a fare la spesa, qualora impossibilitato a lasciarlo a casa.

Bambini supermercato

 

Ostacolo superato? Assolutamente no. Anzi, oggi i pochi fortunati che sono riusciti a entrare in queste strutture si sono trovati a dover fronteggiare un altro impedimento: ovvero l’obbligo per i genitori di far indossare la mascherina ai figli anche sotto i 6 anni

Abbiamo così deciso di chiedere aiuto alle Avvocate dello Studio Legale FDG per capire quali sono i nostri diritti di genitori.

Studio Legale FDG
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00155 Roma
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Studio Legale FDG

E’ possibile interdire l’accesso ai bambini nei supermercati?

Durante il c.d. lockdown i bimbi piccoli per disposizioni interne sono stati costretti a rimanere fuori dai supermercati, che hanno interpretato in alcuni casi molto restrittivamente le disposizioni dei vari decreti accavallatisi in quel periodo, salvo poi poter entrare con uno dei due genitori solo se impossibilitati a restare a casa.
Ora, dinanzi al fatto che non vi fosse alcuna normativa che prevedeva questo “divieto di accesso” a un minore in compagnia di un genitore ha sicuramente configurato una pratica scorretta
, sebbene tale scorrettezza debba essere imputata al fatto che anche i direttori dei supermercati si sono trovati di fronte a una “vagonata” di nuove norme comportamentali da applicare all’istante e, forse anche per paura di eventuali sanzioni e per cautelarsi maggiormente, hanno adottato decisioni in tal senso.

Certo è che, anche in questo caso, come in tanti altri che si sono verificati in questo periodo, il richiamo al buon senso da entrambe le parti sarebbe stato forse lo strumento migliore per affrontare la situazione.

È inoltre opportuno precisare che, essendo i bambini una categoria comunque sensibile e considerata “a rischio” tanto quanto gli anziani, il loro accesso in alcuni luoghi è stato limitato anche dall’ultima normativa relativa alla riapertura delle attività.

Faccio un esempio a noi vicino: i vari studi professionali, nel consentire l’accesso ai loro clienti, possono ammettere soltanto una persona alla volta. L’accesso è consentito a più persone solo se clienti disabili che necessitano di accompagnamento o bambini che accompagnano il genitore e che altrimenti non potrebbero essere lasciati a casa da soli. Negli altri casi l’accesso ai bambini non è consentito perché la normativa nazionale prevede che l’accesso ai locali di questo tipo debba essere contingentato.

Supermercato bambini

In che modo i genitori possono tutelare loro stessi e soprattutto i loro bambini che per legge non sono obbligati sotto i 6 anni a portare la mascherina nei luoghi chiusi? 

Da un punto di vista strettamente normativo, l’unica ragione per vietare l’ingresso durante il lockdown sarebbe stata l’impossibilità di garantire il distanziamento di un metro che, in linea di massima, doveva mantenersi anche tra genitore e figlio; attualmente, anche alla luce dell’ultimo Decreto, in alcuni luoghi chiusi (studi medici, studi professionali, ecc…) l’accesso potrebbe essere limitato per i motivi spiegati nel precedente capoverso e quindi per l’impossibilità di far entrare troppe persone tutte insieme e contemporaneamente in uno stesso locale/stanza.

Da notare che, soprattutto in questi luoghi, ci sono delle serrate regole sull’accesso ai locali e sulle regole sanitarie da rispettare molto stringenti, motivo per cui il mancato rispetto potrebbe sottoporre chi viola tali regole a delle sanzioni anche pesanti, più precisamente, in caso di violazione che non assicuri “adeguati livelli di protezione” scatta la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.

Prevista la sanzione amministrativa da 400 a 3.000 euro e la chiusura dell’attività da 5 a 30 giorni.

Ovviamente, al momento nei luoghi in questione, è data idonea informativa delle regole e modalità di accesso ai locali (o perlomeno, la normativa prevede che debba essere data).

Diversamente è avvenuto durante il lockdown dove l’informativa idonea, spesso e volentieri, neppure veniva data e i genitori scoprivano di non poter accedere ai supermercati con i loro bimbi solo una volta giunti dinanzi all’entrata, magari dopo un’ora di fila e solo perché avvisati dal vigilantes, non certo perché tale divieto era segnalato da qualche cartello. Questo, perlomeno, nella maggior parte dei casi.

Supermercato bambini

Per quanto attiene l’utilizzo delle mascherine, l’Accademia Americana di Pediatria (AAP) ha stilato alcune raccomandazioni e chiarimenti sull’uso delle mascherine in età pediatrica che trova d’accordo i pediatri della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) secondo le quali i bambini sotto i due anni non devono indossare mascherine non solo per l’oggettiva difficoltà, ma anche per il rischio di soffocamento, che non deve essere sottovalutato.

A questa età potrebbero essere utilizzati cappellini o cerchietti con visiera trasparente lunga, che scherma anche occhi, naso e bocca, le vie di ingresso del virus.

Non devono indossare la mascherina i bambini affetti da patologie neurologiche o respiratorie e nemmeno i bambini che abbiano difficoltà a levarla da soli.

Infine, non dovrebbero indossarla i bambini che con la mascherina si toccano molto più frequentemente il viso perché la protezione indotta dalla mascherina sarebbe invalidata dal più frequente contatto mani-viso. Questi bambini devono quindi adottare in ogni situazione un distanziamento superiore ad un metro.

Il decreto del Governo del 26 aprile 2020 relativo a: “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale, prevede che le mascherine siano obbligatorie negli spazi confinati o all’aperto in cui non è possibile o non è garantita la possibilità di mantenere il distanziamento fisico. L’obbligatorietà dell’uso in alcune Regioni è stata estesa anche ad altri contesti”.

Dai sei anni in su anche i bambini devono portare la mascherina e per loro va posta attenzione alla forma evitando di usare mascherine troppo grandi e scomode per il loro viso.

Altre indicazioni il Decreto non ne fornisce, motivo per cui queste sono le regole in materia e queste sono le regole che devono essere rispettate ed essere fatte rispettare. Tuttavia queste prescrizioni devono pur sempre contemperarsi con le regole di cui abbiamo parlato sopra e che, comunque, potrebbero essere disposte per consentire l’ingresso in quei luoghi chiusi che non sono in grado di far rispettare le regole sul distanziamento o dove il distanziamento è comunque difficile da perseguire.

la chat di classe delle mamme

Esiste un numero a cui segnalare queste “imposizioni” da parte dei gestori?

In ogni caso il nostro consiglio è, soprattutto se si accede a luoghi chiusi o comunque a studi professionali, studi medici, laboratori privati di analisi, ecc… di chiedere sempre, al momento dell’appuntamento, se ci sono problemi in tal senso. 
Per i luoghi pubblici invece, nulla quaestio: le regole sono quelle che abbiamo appena visto.

INVIACI UNA SEGNALAZIONE

L’ulteriore consiglio è: se ci sono cartelli che vietano l’ingresso ai bimbi o che ne limitano l’accesso, fotografarli. Potete mandarli anche a Roma03 in modo che i legali dello Studio legale FDG valutino se sono state rispettate o meno le normative in materia. In caso contrario si potrà pensare di fare una segnalazione scritta sia alla Direzione del supermercato, negozio, ecc…, sia alla Polizia Locale sia al Prefetto del luogo in cui si trova il locale o il negozio che ha posto il divieto o ha violato in qualche modo la normativa sulla sicurezza che, se del caso, provvederà a irrogare una sanzione per l’illecito segnalato.

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