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Un tuffo nel passato che ci porta nel presente: Subbuteo, quando giocare significa emozionare.

Vorrei condividere con voi un tuffo nel passato, un viaggio nelle estati della mia infanzia, quando il tempo sembrava rallentare e ogni giorno era una nuova avventura.

Sono nata e cresciuta a Roma Nord, negli anni ’80, in una realtà fatta di colori sgargianti, pantaloni a zampa d’elefante e musica che faceva vibrare l’aria.

La mia famiglia non era la più tradizionale, ma era speciale a modo suo. I miei genitori si erano separati prima ancora che diventasse una pratica comune, e questo ci aveva fatto diventare una famiglia un po’ diversa.

Finiva la scuola e iniziava la mia attesa più grande: l’estate.

Una stagione di profumi di salsedine e creme solari, dei bagni dopo le 3 ore dal pranzo, dei compiti sul sussidiario e dei rientri a casa urlati dal balcone.

Le mie vacanze estive erano un mosaico di emozioni, con i nonni materni da una parte e quelli paterni dall’altra. Due mondi che sembravano così diversi ma che in realtà avevano qualcosa di straordinariamente simile: l’amore che emanavano per me e mio fratello. I miei genitori facevano l’andirivieni da Roma, ognuno col proprio bagaglio di responsabilità, ma spesso sembrava che le strade non si incrociassero mai con le mie.

Eppure, nonostante tutto, ho cresciuto dentro di me valori profondi legati alla famiglia.

Forse perché la presenza di mio padre era un faro luminoso che guidava i miei passi. Ancora oggi, a distanza di tre anni dalla sua prematura scomparsa, riesco a sentirlo accanto a me. Il suo profumo sembra permeare l’aria, e le risate che si riflettono nel corridoio della nostra casa a Ladispoli sono un eco prezioso dei giorni felici.

In quella casa, nel corso delle estati della mia infanzia e fino all’adolescenza, ho vissuto momenti indimenticabili. Ricordo che smontavo i tubi degli asciugamani per trasformarli in cerbottane e passare serate intere sfidando il Commodore 64 in olimpiadi virtuali. L’asta del giavellotto che colpiva l’aquila, il Subbuteo che riempiva i pomeriggi di competizioni infinite… erano sfide che non conoscevano genere.

Mio padre mi insegnò che non esistono giochi da maschio o da femmina, ma solo il divertimento che essi possono offrire.

E proprio grazie a lui, che ho questa passione per il gioco del Subbuteo. Entrando da Rocco Giocattoli mi sono passati davanti tutte le serate trascorse sul tavolo del salotto al mare con il telo verde bello teso, il portiere con l’asticella e i tiri sgangherati e sbilenchi.  Questa passione, allentata con gli anni,  l’ho trovata anche in mio marito e con lui nel weekend ci cimentiamo in piccole partite con le ragazze. Certe sue squadre sono INTOCCABILI!

Ora, da adulta, non vi nego che con mio marito ci facciamo delle sane partite e che coinvolgiamo le ragazze che come noi si sono appassionate…chissà se un giorno riusciremo a trovare una squadra di calcio femminile!

E tu come la vorresti la tua squadra?

 

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